La scomparsa dei Caraibi dalla scena geopolitica

13/07/2017

La regione dei Caraibi è costituita da stati che si sono sviluppati autonomamente l’uno dall’altro, separati dal mare e da barriere linguistiche e culturali, lascito del colonialismo europeo. Così ognuno di essi ha creato una propria economia e un proprio sistema politico e ora molti si trovano a dover far fronte alle difficoltà economiche poste dalle loro piccole dimensioni e dalle prospettive economiche limitate. 

Quando venne scoperto il Nuovo Continente le isole della regione divennero importanti per Spagna, Francia, Inghilterra e Olanda perché consentivano di controllare le principali rotte commerciali per l’Europa e di avere accesso a beni − come la canna da zucchero e il tabacco − a quel tempo rari e preziosi. Mano a mano che il Nuovo Mondo divenne terreno di esplorazione e contesa per le potenze europee, i Caraibi divennero uno dei principali campi di battaglia. Per tutto il XVI e XVII secolo Francia, Spagna e Inghilterra combatterono per il controllo della regione e delle rotte marittime e le isole e i territori lungo le coste del Centro America passarono di mano in mano molte volte.

Il precario equilibrio di potenza in Europa agli inizi del XIX secolo ridefinì i contorni geopolitici dei Caraibi. Fatta eccezione per Cuba e Porto Rico, entro il 1830 l’intero impero spagnolo nelle Americhe era ormai frammentato in nazioni indipendenti. Nel 1804 i Francesi vennero cacciati da Hispaniola (l’isola delle Antille su cui si trovano la Repubblica di Haiti e la Repubblica Dominicana) in seguito a una rivolta di schiavi iniziata nel 1791. Il ritiro delle principali potenze europee dai Caraibi creò un vuoto colmato ben presto dagli Stati Uniti in forte espansione. Entro la fine del XIX secolo, sottratti alla Spagna anche Cuba e Porto Rico, gli USA divennero i dominatori incontrastati della regione. Lo furono ancor più saldamente il secolo successivo, grazie al declino della potenza militare degli stati europei in seguito alla Seconda guerra mondiale. L’Unione Sovietica restava l’unico vero potenziale nemico, ma la sua capacità di proiettare la propria influenza nelle Americhe era limitata.

La fine della Guerra fredda e della competizione per estendere la propria influenza sul Terzo mondo ha ridotto notevolmente la rilevanza dei Caraibi per gli Stati Uniti. L’invenzione di tecnologie militari più sofisticate e i cambiamenti negli equilibri di potenza globali hanno ridotto di molto l’importanza militare dei Caraibi. La rilevanza della regione era determinata dalla necessità di avere basi da cui proiettare la propria potenza navale nell’Oceano Atlantico; oggi la potenza militare americana si basa ancora sulla marina, ma aerei e satelliti, sottomarini con missili nucleari a lunga gittata e moderni sistemi di telecomunicazione hanno ridotto l’importanza delle navi nelle azioni offensive, di comunicazione e di perlustrazione.

I paesi della regione hanno dunque perso importanza strategica negli ultimi decenni, mentre non hanno mai avuto economie solide e integrate. Data la loro storia di esportatori, anche i paesi più grandi, come Cuba, Haiti e la Repubblica Dominicana, hanno avuto grosse difficoltà a diversificare le loro economie. Non possono affidare la crescita al mercato interno e alcuni dei paesi più piccoli dipendono pesantemente da un’unica industria, come quella del turismo o, nel caso di Curaçao, della raffinazione del petrolio. Alcuni sono riusciti a creare rapporti con partner commerciali più grandi: Cuba, per esempio, ha da diciassette anni un accordo con il Venezuela che le ha consentito di scambiare servizi sanitari e di sicurezza con petrolio a basso costo. La Repubblica Dominicana è passata dall’esportazione di canna da zucchero alle attrezzature mediche, aiutata dalla sua inclusione nel CAFTA-DR (Dominican Republic-Central America Free Trade Agreement) e dalle basse tariffe sulle esportazioni verso gli Stati Uniti. La chiave dello sviluppo economico di Trinidad e Tobago sono i vasti giacimenti di gas naturale, ma nazioni meno fortunate, come la Giamaica, continuano a barcamenarsi tra crescita lenta, eccessiva dipendenza dai servizi e persistenti deficit finanziari.

Nei decenni a venire la regione sembra dunque destinata a giocare un ruolo secondario negli equilibri globali. Vi emergeranno certamente problemi tali da attirare l’attenzione degli Stati Uniti − come l’immigrazione illegale da Haiti e i traffici di droga dal Sud America attraverso i Caraibi − ma difficilmente costituiranno una priorità. L’influenza dei Caraibi sugli equilibri globali resterà limitata. 

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