Le vittime di attentati terroristici nei paesi dell’Europa occidentale sono sempre stati tanti, spesso più di oggi. Si veda il grafico a fianco. Abbiamo dimenticato i morti negli attentati dell’IRA in UK, dell’ETA in Spagna, dell’OLP ovunque potesse, delle varie organizzazioni terroriste comuniste, dalle Brigate Rosse alla Rote Armee Fraktion?
Eppure nella percezione comune non siamo mai stati tanto in pericolo. Probabilmente perché degli attentati terroristici del passato capivamo, o credevamo di capire, cause e obiettivi, avevamo l’impressione di poterci salvare evitando certi luoghi fisici o certe posizioni sociali e politiche. Oggi sappiamo di essere tutti nel mirino, ma non capiamo perché. I terroristi del passato ci parevano razionali, erano frutto della nostra cultura sociale e politica, i jihadisti no. Credevamo che Palestinesi o Cattolici irlandesi o Comunisti o Nazionalisti baschi attaccassero soltanto chi in un certo senso ‘se la cercava’ (non è mai stato vero, ma questa era la nostra impressione). I jihadisti uccidono barbaramente i passanti, apparentemente senza cause e senza scopi.
Il terrorismo sostituirà sempre più la guerra vera e propria in futuro, per motivi tecnici: le guerre oggi le vince chi domina cieli, mari e corridoi logistici, e le vince in tempi brevi, con relativamente pochi morti. Chi sa di non poter vincere, ma non si rassegna a venire a patti con chi ha il vero potere militare ed economico, tormenta il mondo per decenni con uno stillicidio di violenza gratuita e imprevedibile, che fa notizia e crea sgomento, fa sentire tutti in pericolo ovunque, ossessionando le nostre giornate e nuocendo alla nostra psiche (ricordate il film Duel – nell’immagine a lato − capolavoro del giovane Spielberg?).
Incominciamo a reagire contro ogni forma di terrorismo togliendo ai terroristi ogni alibi morale, ogni aura di sacrificio e di coraggio, qualunque sia l’ideologia o l’interesse in nome del quale uccidono a caso persone qua e là per il mondo. Chiamiamoli infami.
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