In occasione dell’esperimento nucleare che ha provocato un terremoto nella penisola, proponiamo il riassunto di una recente analisi di George Friedman per Geopolitical Futures, dal titolo ‘North Korea’s rational analysis’.
Il regime nordcoreano non è folle. Fondato nel 1948 dal nonno dell’attuale despota e costituito da una rete complessa di burocrati strutturati in gerarchie molto rigide, sopravvive da 70 anni. È sopravvissuto alla guerra devastante con gli USA, si è abilmente destreggiato fra Cina e Unione Sovietica nel periodo in cui i due paesi comunisti erano acerrimi rivali, è sopravvissuto alla caduta dell’URSS e alla trasformazione del regime cinese, alle spaventose carestie degli anni ’90. Ha migliaia di missili, una grande flotta di bombardieri strategici, centinaia di migliaia di soldati e marinai, una flotta navale imponente. Ha bombe nucleari, con missili che presto potrebbero riuscire a trasportarli anche sulla sponda opposta dell’Oceano Pacifico, fino agli USA, oltre che in tutta l’Asia. Se la lunga sopravvivenza è sintomo di razionalità, il regime nordcoreano è tutt’altro che irrazionale, anche se è spietato e tirannico come − forse più − di quello nazista.
Il regime coreano pensa che gli USA non attaccheranno. Ha posto in essere attraverso i decenni sistemi di difesa e di attacco tali che al primo accenno di guerra il Nord può distruggere le città della Corea del Sud in poche ore, senza ricorrere ad armi nucleari che avrebbero ricadute anche sul proprio territorio. Pyongyang conta sul fatto che gli USA non vorranno rendersi corresponsabili di tale ecatombe e che i Coreani del Sud, alleati degli USA, non concederanno il loro territorio per l’attacco, per non subirne le letali e devastanti conseguenze.
Il regime coreano ha una lunga esperienza di disponibilità degli USA a negoziare e a cedere, pur di non entrare in guerra con la Corea del Nord, anche se la controparte non rispetta gli accordi per la sua parte, ma raddoppia la posta a distanza di qualche mese o qualche anno. Pensa che la Cina potrebbe schierarsi con la Corea, se messa con le spalle al muro, o che comunque gli Americani possano temere che la Cina finisca col sostenere Pyongyang, se mantenersi neutrale diventa impossibile.
L’obiettivo del regime non è attaccare davvero gli USA, ma intimidire i vicini e riunificare le due Coree sotto il proprio potere, mentre gli USA non intervengono e i Cinesi si mantengono neutrali. A riunificazione avvenuta, dopo la grande dimostrazione di forza e determinazione impavida, la Corea sarebbe non soltanto una potenza regionale di primo livello, ma si siederebbe al tavolo negoziale da pari a pari con la Cina, la Russia e gli USA.
Il regime coreano considera che, poiché anche gli USA e la Cina sono estremamente razionali, non corre grandi rischi da parte dei due paesi, perché li ha ormai messi in due angoli obbligati, da cui hanno ben poche possibilità di manovra: non gli rimane che permettere che Pyongyang realizzi il suo piano, pur cercando di salvare la faccia.
Soltanto reazioni imprevedibili e ‘irrazionali’ (troppo rischiose) da parte di uno di questi due paesi può scompigliare ora le carte del regime nordcoreano.
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