A distanza di un anno dal tentato colpo di stato, il presidente Erdogan è più che mai saldo al potere e riceve costantemente visite dei ministri degli esteri di USA, Iran, Russia, Arabia Saudita, o del presidente del Kurdistan iracheno, che discutono con lui la situazione regionale e cercano di averlo alleato. Anche l’economia e il turismo sono in netta ripresa.
Soltanto con la Germania e l’Unione Europea i rapporti sono peggiorati, ma non al punto di mettere seriamente a rischio la sostanziale collaborazione nelle basi NATO e USA in Turchia (da cui la Germania sta ritirando i suoi soldati) e nella gestione dei milioni di rifugiati.
Che cosa vede Erdogan, guardando oltre i confini?
A sud l’ISIS è ormai quasi schiacciato, con soddisfazione della Turchia, che però non ha simpatia per le forze che lo stanno schiacciando, cioè i Curdi e le truppe di Assad, entrambi nemici per Erdogan.
A sud-est il governo regionale del Kurdistan ha indetto un referendum sull’indipendenza il 25 settembre, che Erdogan non vuole perché ne teme il riverbero sui Curdi in Turchia, che potrebbero ribellarsi in massa in nome dell’indipendenza.
L’Iran, rivale regionale che cerca di estendere la sua egemonia fino al Mediterraneo, può essere tatticamente di aiuto su questioni singole, ma non è certamente un alleato di fondo.
Ci sono poi le relazioni con la Russia e con gli USA, che Erdogan cerca di bilanciare, sfruttandone le rivalità, senza piegarsi a nessuno dei due. Russia e USA collaborano tatticamente in Medio Oriente, ma sono rivali altrove, soprattutto in Ucraina. La rivalità sull’Ucraina si riverbera anche su altri paesi del Mar Nero, dal Caucaso ai Balcani: paesi nei quali la Turchia ha legami storici e forti interessi economici e strategici, in quanto guardiano dell’accesso e della libera navigabilità del Mar Nero. La Turchia non può fare a meno della garanzia della NATO per la sicurezza del Mar Nero, né può entrare in contrasto con la Russia senza rischiare forti umiliazioni anche militari. Come giostrarsi fra Russia e USA probabilmente è uno dei problemi che disturbano il sonno di Erdogan, insieme a come evitare che si costituisca uno stato indipendente curdo di confini della Turchia.
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