Susanna Raweh racconta il viaggio intrapreso per arrivare in Israele. Nel 1958 la famiglia lascia Bucarest a causa della difficile vita sotto il regime comunista della Romania e va in Italia − a Napoli − dove si imbarca su una nave diretta verso il Paese che per lei rappresenta la speranza di una vita finalmente normale. Israele è il luogo dove essere cittadini a pieno titolo, non persone mal tollerate, non gruppo perennemente 'diverso'.
Susie e i suoi famigliari debbono però affrontare le difficoltà dell'adattamento: una lingua diversa, un clima diverso, cibo diverso, comportamenti sociali diversi. La nostalgia della vita in Europa rimase forte nella mamma di Susie, mentre i figli si integrarono rapidamente. La difficoltà di dimenticare l'Europa, la nostalgia del modo di vivere europeo, non fu mai superata del tutto da alcuni sopravvissuti, che pure trovarono in Israele la loro unica patria. Lo raccontano efficacemente alcun grandi scrittori israeliani, tra cui Aharon Appelfeld (anch’egli di Chernowitz).
Susie si sposerà in Israele e trascorrerà poi alcuni anni in Italia, a Torino, con il marito e i figli. A Torino tornerà dopo la morte del marito, avendo sempre avuto dell’Italia una visione profondamente positiva, anche grazie alle storie narratele dalla madre su Eros, un amore di gioventù.
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