L’Iran è sempre stato in competizione con gli stati arabi per il controllo del Golfo Persico. Le sue mire espansionistiche verso ovest sono state bloccate dall’Iraq per decenni, ma hanno ripreso vigore con la recente vittoria contro l’ISIS.
La lotta contro lo Stato Islamico in Iraq è stata sostenuta principalmente dall’esercito iracheno, affiancato però da un gran numero di combattenti sciiti direttamente addestrati e controllati da cellule iraniane. Ora che l’ISIS è sconfitto l’Iran continua a controllare una porzione significativa delle forze militari in Iraq.
In Siria l’intervento congiunto dell’Iran e della Russia ha evitato il collasso del governo di Assad, ma ora la Russia vuole ridurre la sua presenza sul territorio, mentre l’influenza degli Iraniani rimane. Anche in Yemen gli Iraniani sono presenti a sostegno della ribellione degli Houthi, che Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti tentano di fermare senza successo.
L’Iran non è ancora in grado di esercitare una forza militare decisiva in Medio Oriente, ma le sue conquiste non devono essere sottovalutate: è la potenza più influente in Iraq, controlla gli Hezbollah (la forza militare più forte in Libano), ha influenza sulla Siria e ha intaccato la sfera d’influenza dell’Arabia Saudita sottraendole l’appoggio del Qatar.
Il primo ostacolo alle mire iraniane è l’Arabia Saudita. Le relazioni fra i due paesi sono ostili sin dalla rivoluzione iraniana, in parte per questioni religiose − l’Arabia Saudita è il cuore dell’islam sunnita e l’Iran dell’islam sciita – ma non solo. Il dominio saudita delle risorse petrolifere sulla costa occidentale del Golfo Persico è una minaccia costante per l’Iran, perché procura agli Arabi anche potenza militare. Inoltre le garanzie americane all’Arabia Saudita volte ad assicurare il flusso di petrolio dal Golfo Persico hanno reso sinora intoccabili i Sauditi. Ma l’Arabia Saudita è in difficoltà. Il declino del prezzo del petrolio ha creato problemi economici e politici e le mosse del giovane Muhammed Bin Salman hanno creato instabilità interna. L’Arabia Saudita non è in grado di proteggersi dall’Iran e non può più far affidamento sugli Americani. Il prezzo del petrolio è sceso e le risorse mondiali di petrolio si sono moltiplicate: il petrolio saudita non è più importante per gli USA.
Ma nel lungo termine l’ostacolo maggiore all’espansione iraniana sarà la Turchia. La Turchia ha la forza militare e la posizione geografica per impedire all’Iran di diventare la maggiore potenza regionale, anche se al momento i due paesi collaborano per quanto riguarda la questione curda. La Turchia non può che temere l’aumento del potere economico militare e politico dell’Iran alle sue frontiere e prima o poi agirà per contenerlo.
Gli Stati Uniti sarebbero in grado di contenere l’Iran, ma soltanto impiegando una forza militare considerevole. Al momento non è chiaro quanto interesse mantengano gli Americani nella regione e quale prezzo siano disposti a pagare per rimanervi.
Il Medio Oriente sta acquisendo un assetto nuovo. L’Iran ha affermato il suo potere ma deve affrontare gli Stati Uniti e la potenziale alleanza di interessi fra Arabia Saudita e Turchia. Anche Israele potrebbe dar manforte a Turchi e Sauditi, perché l’Iran ha fatto della promessa di distruggere Israele l’argomento fondamentale della propria propaganda politica presso gli Arabi. Senza dimenticare i jihadisti sunniti: sconfitti nelle vesti dell’ISIS, si sono dispersi ma non arresi, e l’Iran è loro nemico.
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