Il governo iracheno ha abolito i diritti riconosciuti ai Palestinesi residenti nel paese. Il nuovo atto normativo cambia lo status dei Palestinesi da cittadini a stranieri. Lo racconta il giornalista arabo israeliano Khaled Abu Toameh.
Sotto Saddam Hussein, l’ex dittatore iracheno, i Palestinesi godevano di molte prerogative. Saddam e Arafat erano alleati, facevano parte dello stesso partito Ba’ath che dominava tutti i paesi del Medio Oriente. Fino al 2003 c’erano circa 40000 Palestinesi in Iraq. Dopo la caduta del regime di Saddam, la popolazione palestinese si è ridotta a 7000 persone. Migliaia di Palestinesi hanno lasciato l’Iraq dopo essere stati presi di mira dalle varie milizie in lotta a causa del sostegno da loro offerto a Saddam Hussein.
Ora le condizioni dei Palestinesi in Iraq non faranno che peggiorare. La nuova legge, ratificata dal presidente iracheno Fuad Masum, priva i Palestinesi che vivono nel paese del diritto all’istruzione gratuita, all’assistenza sanitaria e ai documenti di viaggio, e nega loro la possibilità di lavorare in seno alle istituzioni statali. Il nuovo atto normativo – n. 76 del 2017 – revoca i diritti e i privilegi garantiti ai Palestinesi sotto Saddam Hussein. La legge è entrata in vigore di recente dopo essere stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale irachena n. 4466. Provvedimenti analoghi sono stati presi in passato anche dalla Giordania e dal Libano, dopo che i Palestinesi avevano preso parte a tentativi di insurrezione e a episodi di guerra civile.
I Palestinesi hanno più diritti in qualunque paese non arabo che nei paesi arabi. Nei paesi non arabi possono acquistare beni immobili e godere di prestazioni sanitarie e sociali. Possono perfino richiedere la cittadinanza e ottenerla. Non così in paesi come l’Iraq, l’Egitto, il Libano, la Tunisia, l’Arabia Saudita e il Kuwait. È più facile per un Palestinese ottenere la cittadinanza canadese o americana che quella di un paese arabo. Per feroce ironia, è la Lega Araba quella che esorta i suoi membri a non concedere la cittadinanza ai Palestinesi. La scusa? Concedendo ai Palestinesi la cittadinanza dei paesi arabi, li si priverebbe del “diritto al ritorno” alle loro vecchie case in Israele. Quindi i paesi arabi vogliono che i Palestinesi (e i loro discendenti) rimangano per sempre profughi, mentendo loro e dicendogli che un giorno faranno ritorno ai loro vecchi villaggi (molti dei quali non esistono più) dentro Israele.
Jawad Obeidat, presidente dell’Ordine degli Avvocati palestinesi, ha esortato la Lega Araba a intervenire con le autorità irachene per abrogare l’atto normativo e porre fine alla “ingiustizia” nei confronti dei Palestinesi in Iraq. I media internazionali non si occupano abitualmente di questi avvenimenti. Una protesta di una trentina di persone nella Città Vecchia di Gerusalemme contro Trump e Israele attira molti più fotografi e reporter rispetto a una notizia sull’endemica politica di apartheid araba e sulle discriminazioni nei confronti dei Palestinesi.
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