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Nel 2016 l’Unione Europea ha dovuto decidere che cosa fare se un membro non vuole più essere parte dell’Unione. Alla fine del 2017 ha dovuto decidere come gestire un membro che non si comporta come dovrebbe. Secondo la Commissione Europea il governo polacco ha attuato una serie di riforme giudiziarie il cui insieme viola i valori fondamentali dell’UE, incluso lo stato di diritto. Il 20 dicembre la Commissione ha preso la decisione senza precedenti di invocare l’Articolo 7. Quando l’Articolo 7 viene attivato il paese che ne è bersaglio subisce misure disciplinari sempre più severe: dalla fine dello stanziamento di finanziamenti europei fino alla perdita del diritto di voto. Nel caso polacco è poco probabile che il processo arrivi a tal punto, anche perché richiederebbe il consenso di tutti gli altri stati membri dell’UE.
I cittadini polacchi sono fra i più europeisti nell’UE. L’attuale governo può opporsi alla Commissione fino a un certo punto, ma se si spinge troppo oltre rischia di perdere consenso. Il partito al potere non ha intenzione di cancellare le riforme e spera di avere l’appoggio dell’Ungheria, che in passato ha avuto tensioni simili con Bruxelles, della Repubblica Ceca, paese tradizionalmente euroscettico, e della Romania, partner strategico in Europa dell’Est.
L’economia polacca è la più grande in Europa Orientale e una delle più dinamiche di tutta l’Europa, ma dipende molto dalle esportazioni. L’80% delle esportazioni della Polonia finiscono nell’UE, quasi totalmente in Europa Occidentale. La Germania è il partner commerciale più importante per la Polonia: l’export polacco dipende dalle performance dell’export tedesco.
Il business polacco dipende dagli investimenti pubblici, attuati con fondi UE, per mantenere la crescita economica. La Polonia è fra i minori contributori al bilancio dell’UE, ma fra i maggiori recipienti di fondi. La commissione Europea ha già avvisato che gli stati membri dovranno contribuire con più fondi al prossimo bilancio, che inizierà nel 2021. Alcuni stati membri hanno già proposto che i fondi vengano indirizzati agli stati più affetti dalla crisi migratoria, a scapito di stati come la Polonia. Data la dipendenza dello sviluppo polacco dai fondi UE, Varsavia deve essere sicura di avere diritto di voto sul prossimo bilancio. Anche per questo deve fermare le procedure per l’applicazione dell’art. 7, che le toglierebbero il diritto di voto.
È nell’interesse polacco rimanere nell’UE. Ma per la Polonia oggi è prioritario anche il rafforzamento delle relazioni con USA per la difesa, vista la debolezza militare dell’Europa, nonché la possibilità di essere esclusa dall’UE con l’applicazione dell’Art. 7. Ciò però comporta la gravosa necessità di modificare la propria economia, che al momento dipende dalle relazioni con l’UE e la Germania. Lo scenario ideale per la Polonia sarebbe costruire una propria coalizione all’interno dell’UE, che le consenta di impedire alla Germania di definire le regole dell’UE. Varsavia deve rimanere nell’Unione e avere voce in capitolo per impedire a Berlino di prendere il sopravvento.
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