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L'assetto del Mar Rosso
Il Mar Rosso è solcato da circa 17000 navi mercantili all’anno, che costituiscono il 20% del commercio globale e la quasi totalità del commercio marittimo tra Europa e Asia. L’accesso al Mar Rosso, e quindi al Canale di Suez, riduce enormemente il tempo e il costo dei trasporti fra Asia ed Europa rispetto alla possibile alternativa, che è la circum-navigazione dell’Africa.
La navigazione del Mar Rosso avviene attraverso alcune strettoie o choke point, che possono essere bloccate con facilità. Questo rende i paesi sulle due coste del Mar Rosso importanti per la sicurezza commerciale di paesi potenti e lontani, perché possono offrire protezione a bande di pirati o di terroristi che effettuano incursioni sui choke point per depredare o distruggere le navi. Questi rischi sono tanto più gravi quanto più si tratta di paesi poveri, travagliati da conflitti etnici e religiosi, da guerre per l’accaparramento delle risorse naturali.
Rivalità per iI controllo dei choke point
Il principale choke point è lo stesso Canale di Suez. L’Egitto lo chiuse dal 1967 al 1975 e l’aumento del costo dei trasporti fra l’Europa e l’Asia fu una delle cause della grave crisi economica che colpì la Gran Bretagna, obbligandola alla svalutazione della sterlina. Questa svalutazione assestò l’ultimo colpo al sistema monetario di Bretton Woods e al gold standard, cambiando la storia economica del mondo!
Più a sud, allo sbocco del Golfo di Aqaba, ci sono due piccole isole disabitate – Tanfir e Sanafir − da cui si può bloccare l’accesso al mare a Israele e alla Giordania. Proprio la chiusura dello stretto formato da queste due isole causò la Guerra dei Sei Giorni fra L’Egitto e Israele nel 1967.
Ancora più a sud le isole Hanish, a metà strada fra l’Eritrea e lo Yemen, formano un’altra strettoia. Nel 1995 Eritrea e Yemen si fecero guerra per il controllo di queste isole.
Infine c’è lo stretto di Bab el-Mandeb, che collega il Golfo di Aden al Mar Rosso. Nel punto più stretto, fra Gibuti e lo Yemen, il canale di navigazione è largo soltanto 18 miglia. Sul lato asiatico lo Yemen è in guerra civile perenne da decenni. Sul lato africano, a Gibuti, le maggiori potenze globali hanno basi militari, o ambiscono ad averle.
Gli stati del Mar Rosso
Egitto, Israele e Arabia Saudita sono i paesi più importanti della regione.
Il controllo del Canale di Suez dà all’Egitto straordinari vantaggi e poteri, ma nonostante ciò l’economia egiziana è in crisi, soprattutto dopo la rivolta del 2011. L’Egitto è stato costretto a rivolgersi all’Arabia Saudita per ottenere aiuto economico e in cambio ha ceduto all’Arabia il possesso delle isole Tanir e Sanafir. I Sauditi intendono farne la base per il ponte più lungo del mondo, che unisca l’Asia all’Africa.
Israele è costretto a collaborare sia con l’Egitto che con l’Arabia Saudita proprio per tenere libero il choke point rappresentato da Tanir e Sanafir. Inoltre con l’Egitto ha il comune interesse di combattere il jihadismo nel Sinai, con l’Arabia Saudita la comune necessità di contenere l’aggressività dell’Iran, che finanzia arma e sostiene i ribelli Houthi in Yemen e gli Hezbollah in Libano.
L’economia dell’Arabia Saudita dipende interamente dall’esportazione del petrolio, per cui l’accesso alle rotte commerciali è di vitale importanza. L’Iran può bloccare l’accesso dell’Arabia Saudita alle rotte marittime sia in modo diretto sul Golfo Persico, sia in modo indiretto (tramite i ribelli nello Yemen, nel Sinai e sul Corno d’Africa) sul Mar Rosso.
La costa africana del Mar Rosso è costituita da paesi che faticano a mantenere il controllo del territorio e sono travagliati da confitti interni. Questi conflitti hanno due cause: la rivalità per l’accesso alle acque del Nilo e l’instabile posizione del Sudan.
Il Nilo è fonte di vita per l’Egitto, ma nasce sulle alture dell’Etiopia e del Sudan. L’Egitto dipende al 95% da acque che hanno origine al di fuori dei suoi confini, perciò cerca perennemente il controllo sulla politica dell’Etiopia, che potrebbe assetare l’Egitto utilizzando le acque a monte. Ora l’Etiopia sta costruendo la diga “Rinascimento”, e la preoccupazione dell’Egitto è altissima.
Il Sudan è al centro di ben sette paesi confinanti: Egitto, Libia, Chad, Repubblica Centrale Africana, Sud Sudan, Etiopia ed Eritrea. Le tensioni fra questi paesi lo coinvolgono e rendono difficile mantenere la sicurezza, tanto più che la popolazione è frammentata. Il paese si trova in uno stato di guerra civile costante da più di 60 anni. Per difendersi ha sempre cercato aiuti militari dall’estero e ora sobilla in chiave difensiva ribellioni jihadiste nei paesi vicini. Nel 1989 il Sudan divenne cliente dell’Iran (che vuole minare la posizione dell’Arabia Saudita nel Mar Rosso e alimenta la diffusione del jihadismo nel Sahel), ma ora l’Arabia Saudita ha riportato il Sudan nella sua orbita, comprandone l’amicizia con grandi investimenti. Il Sudan collabora strettamente anche con l’Etiopia, cui fornisce tutto il petrolio, con grande preoccupazione dell’Egitto, che perciò coltiva buoni rapporti con il Sud Sudan, come arma di pressione contro il Sudan.
Poi ci sono l’Eritrea e l’Etiopia. Prima del 1993 l’Eritrea era parte dell’Etiopia. All’inizio del 1998 un disaccordo sui confini causò una guerra lunga due anni. L’Etiopia rimase così chiusa nell’entroterra e completamente dipendente da Gibuti per l’accesso al mare.
Potenze regionali che interferiscono: Turchia e Iran
L’Iran si avvicinò al Sudan dopo che un colpo di stato militare portò al potere in Sudan un regime islamista, che concesse all’Iran l’utilizzo del suo porto in cambio di aiuto militare ed economico. L’Iran poté iniziare a contrabbandare armi dal Sudan in Egitto, facendole arrivare ad Hamas a Gaza. In Sudan le armi arrivavano in parte dall’Iran, in parte di contrabbando dalla Libia, soprattutto i missili di fabbricazione russa. Ora i soldi dell’Arabia Saudita fanno da contrappeso all’influenza iraniana sul Sudan.
Anche la Turchia ha aumentato il suo coinvolgimento nel Mar Rosso, ottenendo una base militare in Sudan, che è ancora in costruzione. La Turchia avrà perciò presenza militare sia a nord che a sud del canale di Suez, a difesa dei suoi interessi. La Turchia possiede anche una base militare in Qatar.
Potenze lontane: Cina e USA
Data la dipendenza dell’economia cinese dalle esportazioni, la Cina ha grande interesse al Canale di Suez e al Mar Rosso. Infatti sta costruendo la sua prima base d’oltremare proprio a Gibuti.
Anche gli Stati Uniti riconoscono l’importante ruolo che rivestono il Mar Rosso e il canale di Suez per il commercio internazionale e vogliono evitare possibili atti di terrorismo. Gli Stati Uniti forniscono grandi aiuti militari all’Egitto e hanno rapporti di stretta collaborazione anche con l’Arabia Saudita e con Israele.
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