Le cripto-valute digitali, di cui Bitcoin è la più nota, potrebbero davvero cambiare il mondo della finanza, se a gestirle fossero le banche centrali, che già da tempo stanno studiandone le possibilità.
Le banche centrali regolano e controllano l’emissione di moneta, avendo per legge il dovere e il potere esclusivo di farlo. È un potere ormai molto lasco, perché chiunque faccia credito a terzi, che si tratti di una banca commerciale o di una società finanziaria, è come se emettesse temporaneamente moneta aggiuntiva. Oggi poi le forme di pagamento digitali online permettono transazioni immediate, che possono essere contabilizzate soltanto a posteriori, quando i parametri imposti dalla Banca centrale alle banche sottoposte potrebbero già essere stati sforati. Però i calcoli prima o poi vengono fatti e finiscono sotto il controllo delle banche centrali, che hanno poteri di sorveglianza e di ‘punizione’ delle altre banche, se contravvengono alle regole e sforano i parametri.
Le cripto-valute invece evitano ogni intermediazione, anche quella della banche, perché non richiedono carte di credito, né sono necessariamente la trasformazione o il passaggio di mano di qualche valore esistente. I valori vengono creati direttamente da chi convalida online il fatto che l’operazione viene fatta. Una cripto valuta esiste per il fatto stesso di essere utilizzata, creando così un valore che prima non esisteva (se la rete lo permette). Utilizzo e creazione sono lo stesso identico atto, che la rete convalida. Può porre un tetto o un costo alla creazione di cripto-valuta soltanto chi ha la proprietà della rete tramite la quale si effettuano le operazioni. Ed è proprio questo che le banche centrali stanno considerando di fare, nella speranza di strappare le cripto-valute dalle mani dei privati.
La prima banca centrale a buttarsi nell’esperimento, spinta dalla disperazione di non aver più altre valute, è la Banca del Venezuela, che il 20 febbraio scorso ha lanciato una cripto-valuta chiamata Petro, attraverso una rete digitale di proprietà del governo venezuelano. Gli USA hanno già sottoposto a sanzioni gli utilizzatori.
La prossima cripto-valuta di stato sarà probabilmente quella russa, sulla cui creazione ex novo lo stato imporrà una tassa del 13%, a meno che non sia la sostituzione di rubli già posseduti in altre forme. Anche l’Estonia, la cui valuta ufficiale oggi è l’euro, intende lanciare una cripto-valuta denominata Estcoin. Ma l’esperimento su più larga scala pare verrà tentato dalla Cina, secondo dichiarazioni recenti della Banca Popolare Cinese.
Oggi le transazioni monetarie digitali, che oramai rappresentano il 92% di tutte la transazioni al mondo, vengono fatte senza nessuna intermediazione delle banche centrali, ma con l’intermediazione di banche commerciali. La banca che ha emesso la carta di credito o creato il sistema di pagamento online trasmette la transazione alla banca del destinatario, ed entrambe le banche percepiscono una commissione.
Con le cripto-valute gestite dalle banche centrali le operazioni di pagamento-incasso avverrebbero istantaneamente senza alcun intervento di banche commerciali. Sarebbe una drammatica perdita di funzioni e di introiti per le banche commerciali. Già il mondo della finanza è in subbuglio per questa prospettiva, anche se non è ancora chiaro che cosa davvero succederà, finché non verranno fatti più esperimenti.
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