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Ricordate la prima telefonia mobile dei tardi anni ’80? Riuscivamo a parlare con la casa o con l’ufficio dalla nostra auto, o da un albergo in Colorado o da Berlino! Era stupefacente per chi, come me, pochi anni prima faceva la coda di notte all’unico telex pubblico di Shanghai per battere il nastro perforato con cui inviare comunicazioni urgenti in ufficio. Poi era arrivato il miracoloso fax – quindi addirittura il telefono in auto! Che cosa si poteva immaginare di più? Un lusso quasi superfluo.
Un paio di anni più tardi digitammo SMS, con la successiva generazione di cellulari scrivemmo e ricevemmo e-mail. Un bel giorno riuscimmo a scambiarci immagini e video, a collegarci a internet anche guidando di notte sulle piste del deserto dei Gobi. Centinaia di milioni di persone che vivevano in luoghi ancora privi di collegamenti stradali e ferroviari, che non avevano neppure la TV, riuscirono ad avere cellulari funzionanti, collegamenti internet via satellite, e scoprirono com’è fatto il resto del mondo, come si vive altrove.
Le conseguenze globali di questa innovazione non si sono ancora viste e capite del tutto, ma già è in arrivo una nuova rivoluzione nel settore delle telecomunicazioni: il 5G, che non soltanto dovrebbe avere una banda così larga da permettere a milioni di apparecchiature di ogni tipo di scambiarsi i dati raccolti da sensori per realizzare la cosiddetta internet of things, ma permetterà anche di trasmettere i dati in tempo reale, con una latenza temporale di 1 millesimo di secondo, contro l’attuale latenza minima di 25 millesimi di secondi del 4G.
La Qualcomm sta facendo esperimenti nell’area di San Francisco e afferma che si possono vedere video in streaming alla velocità di 120 fotogrammi al secondo con risoluzione 8K e colore 8-bit. L’obiettivo non è ovviamente migliorare il video streaming in sé e per sé, ma dimostrare la potenza, la velocità e l’affidabilità della tecnologia, nella speranza di riuscire davvero a gestire un traffico di veicoli senza pilota, o effettuare operazioni chirurgiche con strumenti tattili di precisione manovrati a distanza. Gli impieghi possibili del 5G sono molteplici: l’impiego generalizzato di robot per tutti i lavori agricoli e industriali, la distribuzione smart di elettricità e gas chiudendo e aprendo automaticamente i circuiti e invertendo la direzione del flusso a seconda della richiesta.
La Cina ha fatto del 5G il pilastro del piano di sviluppo industriale ‘Made in China 2025’ e del XIII piano quinquennale. Collabora con gli enti specialistici di tutto il globo per lo sviluppo congiunto della nuova tecnologia, sperando di trovarsi finalmente all’avanguardia e di non dipendere più come in passato da brevetti tecnologici di altri paesi.
Oggi la Huawei e la ZTE cinesi sono già fra i leader nella tecnologia delle antenne e delle stazioni di base della telefonia a distanza, insieme alla Samsung, alla Nokia e alla Ericcson. La ZTE sta facendo molta sperimentazione con il 5G, creando ansia fra i concorrenti, soprattutto negli USA, che temono di perdere posizioni nella rincorsa tecnologica. La Casa Bianca ha fatto sapere che sta considerando la possibilità di nazionalizzare la rete 5G e di chiedere poteri speciali al Congresso per restringere l’accesso dei Cinesi alle nuove tecnologie sviluppate in USA. Gli USA sono all’avanguardia nel 5G con le aziende Intel e Qualcomm, ma hanno impensabili vulnerabilità proprio negli aspetti meno avanzati della tecnologia: per esempio non hanno fabbricanti domestici di apparecchiature per l’accesso via radio alla rete. Debbono farsele fare da Samsung, Nokia o Ericcson, se non dai Cinesi.
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