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Il presidente Trump ha minacciato di tagliare ulteriormente gli aiuti che gli USA mandano a Honduras, Guatemala e El Salvador, tre paesi dell’America Centrale in cui la vita è povera e devastata da bande criminali, se questi paesi non fermano le carovane di migranti che partono con l’intento dichiarato di entrare (illegalmente) negli USA. Il presidente Trump ha già tagliato drasticamente gli aiuti rispetto alle amministrazioni precedenti, contribuendo a produrre sconvolgimenti a livello governativo.
Una carovana di oltre 7000 persone è attualmente in marcia verso nord, formata in Honduras per iniziativa dell’ex parlamentare di opposizione Bartolo Fuentes. Si sono aggregati cittadini del Guatemala e di El Salvador. Lo scopo dei politici di opposizione che hanno inscenato questa migrazione teatrale, di cui tutti i telegiornali del mondo seguono il percorso, pare proprio indurre gli USA a tagliare ogni forma di sostegno all’attuale governo honduregno di Juan Orlando Hernandez, nella speranza di rovesciarlo. Hernandez ha dichiarato che, se gli USA tagliassero gli aiuti, il paese aprirebbe le porte ai Cinesi.
Il 65% della popolazione dell’Honduras vive in condizioni di povertà. Il salario minimo è per legge di 370 dollari al mese, ma circa metà popolazione lavora in nero e guadagna meno. Le bande di narcotrafficanti e di altri criminali sono radicate ovunque e controllano vaste aree in cui è pericoloso anche uscire di casa per andare a lavorare.
Il governo messicano, sollecitato da quello americano, ha deciso di utilizzare la marina militare per fermare i migranti, che percorrono parte della rotta su imbarcazioni. Gli altri saranno fermati alla frontiera dalle forze USA. Il fenomeno dell’immigrazione clandestina negli USA è grave, ma è ancora lontano dal culmine raggiunto attorno all’anno 2000, quando circa 1,6 milioni di Messicani che tentavano di raggiungere gli USA vennero fermati e sistemati in campi provvisori a sud della frontiera.
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