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Lo scorso ottobre il ministro degli esteri Nikos Kotzias ha annunciato che la Grecia intende allargare le sue acque territoriali da 6 a 12 miglia nautiche dalle coste. Poiché le isole greche si estendono fino a poche miglia dalla costa turca, questa dichiarazione ha immediatamente messo in allarme la Turchia, perché le acque territoriali e le zone di esclusivo interesse economico dei due paesi si sovrapporrebbero in alcune zone, mentre in larga parte dell’Egeo occuperebbero vie di navigazione che adesso sono in acque internazionali. La Turchia ha richiamato il proprio ambasciatore ad Atene e ha pubblicamente ricordato una risoluzione del Parlamento turco del 1955 che dichiara che qualunque estensione delle acque territoriali greche oltre le 6 miglia nautiche costituirebbe un casus belli. L’Unione Europea ha deciso di sostenere la decisione della Grecia.
Il vero nocciolo del contendere fra i due paesi è il diritto di esplorazione e di sfruttamento dei giacimenti sottomarini di gas naturale a nord di Cipro. Lo scorso febbraio navi guardacoste turche hanno bloccato una nave dell’ENI-SAIPEM che esplorava i fondali marini nella Exclusive Economic Zone (EEZ) di Cipro, sostenendo che si trattava di acque che appartengono al ministato (riconosciuto soltanto dalla Turchia) della zona turca di Cipro. A ottobre la Turchia ha bloccato una fregata greca che sorvegliava i movimenti di una nave da esplorazione turca nelle stesse acque. L’annuncio di Nikos Kotzias e l’appoggio dell’UE alla Grecia vanno visti in questo contesto. Per la Turchia avere accesso a fonti di gas naturale è molto importante, dato che dipende interamente dalla Russia e dall’Iran per i rifornimenti di cui ha bisogno e questo crea vincoli di cui i Turchi potrebbero non essere sempre contenti. Presto si vedrà se la Turchia è determinata ad arrivare allo scontro o se fa marcia indietro, oppure se a far marcia indietro è la Grecia con tutta l’Unione Europea, e in cambio di quali concessioni dalla Turchia.
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