Kabul, Bukhara, Merv e altri centri regionali esportavano tutti i loro particolari tessuti in Oriente e in Occidente già prima dell’arrivo della seta nella regione. Nel settore tessile operavano pertanto molti professionisti esperti, in grado di capire facilmente come produrre la seta in proprio e ricavare buoni profitti dalla sua esportazione. Verso il IV secolo d.C. tale risultato era stato raggiunto e, nel volgere di qualche generazione, i Centroasiatici avevano ormai sviluppato proprie capacità produttive e con vigorose gomitate stavano relegando ai margini i produttori cinesi.
(…) L’archeologia ha dimostrato che città del Turkestan orientale come Turfan, Khotan e Dunhuang producevano tutte carta già nel III secolo d.C. Grazie all’attività delle colonie commerciali sogdiane, queste città avevano stretti rapporti commerciali con i centroasiatici che abitavano a ovest del Tien Shan. Questi mercanti, desiderosi di impossessarsi della nuova invenzione, non avevano perso tempo ed erano riusciti a scovare i dettagli tecnici della sua produzione, per replicarne il processo una volta tornati in patria. I Centroasiatici avevano appena iniziato a produrre la propria carta che già erano in grado di migliorare notevolmente il prodotto. La prima carta cinese era fatta o con fibre di gelso e di bambù o con una combinazione delle due. Il prodotto così ottenuto era tuttavia rigido e al tempo stesso fragile. I produttori centroasiatici capirono subito che con le loro lunghe fibre di cotone si poteva creare un tipo di carta più resistente e più flessibile di quella venduta dai cinesi. Inoltre, visto che il loro approvvigionamento di cotone era praticamente illimitato, potevano anche produrre carta migliore a prezzi inferiori rispetto a quella cinese. Da quel momento, e per molti secoli, fu la carta prodotta a Samarcanda, non in Cina, a fissare lo standard qualitativo a livello mondiale. In realtà, la carta stessa era considerata un prodotto dell’Asia Centrale. (….) Gli europei, al contrario, non cominciarono a fabbricare carta fino al XIII secolo.
Mille anni prima di essere invasa dalle tribù arabe, pertanto, l’Asia Centrale vantava già una solida economia alimentata dalle esportazioni. Come in Giappone dopo la Seconda guerra mondiale o in Cina alla fine del XX secolo, i produttori centroasiatici studiavano i prodotti stranieri che arrivavano sui loro mercati e individuavano immediatamente quelli che loro stessi avrebbero potuto realizzare meglio o a minor prezzo. Allo scopo erano necessarie la conoscenza dei materiali e delle tecnologie indispensabili e la piena padronanza dei processi produttivi. Anche se questa non fu di per sé la causa generatrice di quello spirito indagatore che prevalse durante l’illuminismo centroasiatico, contribuì certamente a favorire l’apertura mentale e lo spirito d’innovazione.
S. F. Starr, L’illuminismo perduto. L’età d'oro dell’Asia Centrale dalla conquista araba a Tamerlano, Einaudi, Torino, 2017.
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