Ci sono tutte le ragioni per pensare che nell’Asia centrale preislamica i libri fossero numerosi e diffusi ovunque. Un secolo fa, Aurel Stein si imbatté in quindicimila volumi riposti nelle grotte aride del Turkestan orientale, dove erano stati lasciati da uiguri turcofoni sedentari e da altri gruppi presenti nell’area. Scritti in sanscrito, ebraico, persiano, siriaco (aramaico) e sogdiano, essi includevano sia traduzioni sia opere originali. Molti risalivano al IX e X secolo, mentre altri appartenevano all’epoca in cui erano arrivati nella regione buddhismo, manicheismo e cristianesimo.
S. F. Starr, L’illuminismo perduto. L’età d’oro dell’Asia centrale dalla conquista araba a Tamerlano, Einaudi, Torino, 2017.
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