Per tutto il XX secolo l’identità dell’Arabia Saudita e la legittimità della sua monarchia sono state basate sull’ideologia religiosa wahabita e sull’alleanza fra specifiche tribù (per approfondire leggi qui) e il governo ha costantemente represso altre sette religiose e altre tribù. Ha anche sempre considerato ogni tipo di nazionalismo come un pericolo politico: sia il nazionalismo islamico come quello degli Ayatollah in Iran e dei Fratelli musulmani in Egitto o in Turchia, sia il nazionalismo laico panarabo di Nasser. Ma da circa 20 anni il fondamentalismo predicato nelle scuole e nelle moschee saudite (anche all’estero) è accusato di aver fomentato e di fomentare il terrorismo islamico internazionale, perciò il fondamentalismo religioso è diventato uno svantaggio per i rapporti internazionali del paese.
Inoltre le accuse rivolte ai Sauditi da parte di altri governi islamici oggi mettono in discussione la legittimità stessa della monarchia saudita in quanto monarchia islamica agli occhi dei cittadini sauditi, anziché apparire interferenze da parte di potenza straniere negli affari interni della nazione saudita. Riuscire a costruire una identità nazionale laica avrebbe vantaggi anche in politica interna.
Negli ultimi anni re Abdallah ha iniziato a sperimentare politiche rivolte a dare nuove basi al nazionalismo saudita, sviluppando attaccamento emotivo alla storia, al territorio, alla bandiera, a riti e costumi laici. Nel 2018 il governo ha fatto passi importanti verso la laicizzazione della nazione: ha preso accordi con alcune chiese cristiane (cattolici, ortodossi e battisti) per permettere loro di aprire luoghi di culto in Arabia Saudita per i residenti stranieri. A novembre i media sauditi hanno dato rilievo a un incontro fra il principe Mohammed bin Salman e alcuni rappresentanti della Chiesa Evangelica in America. A dicembre è stata autorizzata la prima cerimonia religiosa cristiana (privata) a casa di un egiziano di religione ortodossa residente a Riad. Altri segni di trasformazione della base di sostegno del potere della monarchia sono l’autorizzazione data alle donne a guidare e a lavorare, l’introduzione di forme d’arte prima proibite (cinema, concerti musicali e spettacoli di danza), l’apertura alla possibilità di riconoscere lo stato d’Israele. Si parla anche di aprire siti archeologici antichi (come quello di Jubail), chiusi perché documentano una storia locale cristiana, prima dell’avvento dell’Islam.
Questo cambiamento è rischioso per la stabilità politica del Paese, perché non è certo che riesca: i tradizionalisti e i religiosi potrebbero reagire con più forza di quanto i Saud si aspettano. Inoltre è rischioso perché non è detto che lo sviluppo di un sentimento nazionale laico rimarrà legato alla dinastia dei Saud. Potrebbe prendere un altro indirizzo aspirando alla repubblica, sul modello dell’Iran o della Turchia. Oppure potrebbe portare alla secessione della costa occidentale dalla regione orientale, perché le due regioni hanno avuto storie e istituzioni locali diverse in passato.
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