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Due dei sei stati che si affacciano sul Mar Nero ne hanno determinato i maggiori eventi: la Russia e la Turchia, che per la maggior parte del corso della storia sono state acerrime rivali. Oggi collaborano per definire lo status della Siria dopo la guerra civile, ma questo non significa affatto che la loro rivalità di fondo sia sparita.
Il primo oggetto di rivalità è il controllo del Bosforo e dei Dardanelli, che collegano il Mar Nero al Mar di Marmara e quindi all’Egeo e al Mediterraneo, da dove si può avere accesso alle rotte marittime globali, attraverso il canale di Suez e lo stretto di Gibilterra. Uno dei principali teatri di scontro durante la Prima guerra mondiale fu proprio la penisola di Gallipoli, che domina i Dardanelli.
Un altro punto nevralgico è il mare di Azov, fra la Russia e l’Ucraina. Vi sfociano i fiumi Don e Kuban, che costituiscono vie di accesso all’entroterra russo e caucasico. Il Mare d’Azov è delimitato dalla penisola di Crimea, altro teatro di guerre ricorrenti nella storia moderna. L’accesso al Mar d’Azov avviene tramite lo stretto di Kerch, dove scaramucce e minacce fra Russi e Ucraini sono eventi quotidiani.
Sfociano nel Mar Nero tre fiumi i cui bacini sono di importanza fondamentale per l’economia di una buona metà del territorio europeo e dei popoli che ci vivono, ma che fanno gola a possibili invasori: lo Dniester, il Dnieper e il Danubio.
Le guerre fra Russi e Ottomani per il controllo del Mar Nero raggiunsero la massima intensità nella seconda metà del 1600, quando la Russia si trovò ad affrontare contemporaneamente l’espansionismo dei Polacchi a est, gli attacchi dei Tatari del khanato di Crimea da sud. Nel 1667 la Russia di Pietro il Grande firmò un trattato con i Polacchi, che riconobbe la sovranità russa sul territorio a est del Dnieper e permise ai Russi di occupare temporaneamente Kiev, in cambio dell’aiuto russo nella guerra che i Polacchi, l’Impero romano germanico e la Repubblica di Venezia stavano combattendo per terra e per mare contro gli Ottomani. La partecipazione alla guerra insieme alle maggiori potenze europee aprì alla Russia la possibilità di scambi culturali e tecnologici, che le permisero di entrare nel novero delle nazioni più sviluppate nell’arco di pochi anni. Ma quegli scambi avevano bisogno di un porto sempre aperto su acque sempre navigabili. La Russia aveva soltanto porti chiusi dal ghiaccio molti mesi l’anno. La Russia aveva (e ha) bisogno di un porto su acque calde, e lo poteva avere soltanto sul Mar Nero. Nella guerra contro gli Ottomani la Russia prese il controllo del Mar d’Azov e iniziò la lenta erosione del potere ottomano lungo tutte le coste del Mar Nero, che proseguì in una lunga serie di scontri, fino alla Prima guerra mondiale. In questi scontri i Russi si posero sempre come i difensori della fede e delle popolazioni cristiane nei Balcani e nel Caucaso.
Ma i Russi non ce la fecero mai a conquistare il Bosforo, che rimane anche oggi un punto strategico di vitale importanza in mano dei Turchi. Se i Turchi lo chiudessero al passaggio delle navi russe, i Russi non avrebbero l’accesso costante alle rotte globali e la loro economia ne risentirebbe in modo drammatico. Successe nella Prima guerra mondiale. Durante la Guerra fredda la Turchia, in quanto membro della NATO, sorvegliò sempre che navi da guerra russe non entrassero nel Mediterraneo, benché lasciasse passare i cargo commerciali.
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica l’importanza del Mar Nero per la Russia non è cambiata. Il rischio che l’Ucraina potesse allearsi con l’Occidente e la NATO ha spinto Putin a occupare la regione del Donetsk e a riannettere la Crimea. Ora ha costruito un ponte sullo stretto di Kerch, che blocca il passaggio a navi considerate non amiche. Se navi militari di qualche paese NATO volessero entrare nel Mar Nero per sorvegliare il Mar d’Azov e contrastare la Russia, sarà la Turchia a dover decidere se lasciarle o non lasciarle passare attraverso il Bosforo. Ecco perché né l’Occidente né la Russia possono permettersi di opporsi alla politica della Turchia, anche quando opprime i dissidenti, opprime i Curdi, imprigiona i giornalisti.
Le navi russe che sono intervenute nella guerra di Siria e sono presenti nella base di Tartus sul Mediterraneo hanno raggiunto la Siria perché la Turchia lo ha permesso. L’accordo con la Turchia sulla Siria è fondamentale per la politica russa, ma lo è anche per la NATO, perché la NATO non può contenere la potenza russa senza l’accordo della Turchia, che controlla il Bosforo.
Russia e Turchia (prima come potenza ottomana, poi come pilastro della NATO) si sono confrontate per secoli anche sul Caucaso, o meglio a sud del Caucaso, nelle valli pianeggianti da cui è facile risalire e raggiungere il versante russo della montagna, invadendo la Russia. Qui il punto del contendere è soprattutto la Georgia, che si affaccia sul Mar Nero. Quando nel 2008 la Georgia sembrava orientata a entrare nella NATO, la Russia l’invase, ottenendo così accesso anche ad alcuni porti minori sul Mar Nero, soprattutto a quello di Sukhumi.
Anche gli altri paesi che si affacciano al Mar Nero, Bulgaria e Romania, sono stati oggetto di competizione fra Russi e Turchi nella storia e hanno partecipato alle numerose guerre fra le due potenze. Oggi entrambi fanno parte della NATO, dopo esser stati per decenni legati all’Unione Sovietica, e hanno preso le distanze sia dalla Russia sia dalla Turchia. Ma la politica russa li condiziona ancora molto. Nel 2009 la Bulgaria, che riceve il gas russo attraverso il gasdotto ucraino, rimase senza gas durante una disputa fra Russia e Ucraina. La costruzione (ora in corso) del TurkStream, un gasdotto che scorre sul fondo del Mar Nero, permetterà alla Russia di fornire gas alla penisola balcanica, alla Turchia e all’Italia senza dover attraversare l’Ucraina. Così gli interessi di Turchia e Russia verranno intrecciati, rafforzando la posizione russa nei confronti della Turchia. Ma questo non rassicura Romania e Bulgaria. La Romania ospita una grossa base NATO a Costanza, alla foce del Danubio, l’unica base NATO sul Mar Nero con una significativa presenza americana, che potrebbe diventare la principale base NATO dell’intera regione se la Turchia dovesse ritrarsi dalla NATO, o non collaborare comunque.
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