Prendendo spunto da un articolo di Ian Morris del 3 agosto 2019 per Strategic Forecasting
Cinquanta anni fa il 72% degli Americani di età superiore ai 18 anni era sposato, oggi lo è circa il 50%. Nel frattempo le percentuali di divorzio non sono aumentate, sono anzi scese dal 56% al 41%. Il 23% degli uomini e il 17% delle donne non si sposa, percentuali più che doppie rispetto a 50 anni fa, e chi si sposa lo fa circa 8 anni più tardi di allora.
In Italia a 34 anni non sono ancora sposati l’81% degli uomini e il 65% delle donne. Rispetto al censimento del 1991 sono oltre 3 milioni di coniugati in meno. Nella fascia di età tra i 45 e i 54 anni quasi il 25% degli uomini e il 18% delle donne non si è mai sposato. Si registra poi un aumento dei divorziati, più che quadruplicati dal 1991, principalmente nella fascia tra i 55 e i 64 anni.
Nel discorso corrente questi dati tendono a essere attribuiti a questioni morali, ma il matrimonio è un’alleanza strategica, risponde a logiche razionali, non a imperativi morali. Se le persone si sposano meno è perché sono cambiate le condizioni che rendevano il matrimonio quasi indispensabile alla sopravvivenza, soprattutto per le donne.
Quello che contraddistingue il matrimonio rispetto ad altri contratti o ad altre alleanze (ad esempio l’amicizia), è il modo in cui viene sanzionato. Al di là delle differenze culturali, in ogni parte del mondo e in ogni tempo i contraenti il matrimonio si impegnano a rispettarne le regole davanti agli dei, alla comunità e agli antenati. Le regole includono sempre di trattare il coniuge con amore e rispetto, spesso anche di obbedirgli in campi specifici. Il matrimonio è sempre stato la forma di alleanza più efficace, perché ha dato alla famiglia un livello di protezione psicologica ed economica che nessun altro contratto privato o pubblico ha mai saputo garantire. In particolar modo protegge la riproduzione femminile e la sicurezza della prole, perciò le donne hanno imparato a essere molto selettive e accettare lo sperma soltanto da uomini che sembrino non soltanto forti e sani, ma anche affidabili nel rispettare contratti e alleanze. Un uomo inaffidabile è il peggior tipo di partner per una donna.
I coniugi che non rispettano le promesse fatte davanti agli dei, alla comunità e agli antenati sono puniti in ogni società in modo sistematico, con quattro possibili tipi di punizione. Il primo è il senso di colpa per aver danneggiato le persone più amate. Il secondo è la vergogna, la perdita di reputazione, l’essere visti dalla collettività e dalla famiglia come persone irresponsabili. Il terzo è la punizione economica: il partner che controlla più risorse economiche punisce molto più severamente il partner economicamente più debole. Il quarto strumento è la violenza, che di solito è usata dal partner maschile, ma in molte culture è usata anche dai consanguinei maschi del partner femminile. Il fatto che il matrimonio sia un’alleanza strategica con caratteristiche comuni a tutte le culture e a tutte le società rende comprensibili sempre e ovunque le storie di Anna Karenina, Abelardo ed Eloisa o Elena di Troia, perché è ovvio che il matrimonio è un contratto basilare e infrangerlo deve portare alla punizione.
Ma le condizioni di vita all’interno delle diverse civiltà hanno ripercussioni anche sul matrimonio, se i cambiamenti di vita in Occidente negli ultimi 50 anni hanno portato alla riduzione del 50% dei matrimoni! Non è la prima volta che il cambiamento delle condizioni di vita cambia profondamente l’atteggiamento verso l’alleanza matrimoniale e le sue infrazioni. Antropologi, archeologi e sociologi ci dicono che nelle società di cacciatori e raccoglitori il matrimonio era ed è molto meno importante e meno rigoroso che nelle società agricole. In queste società il divorzio è facile e frequente, l’avere figli fuori del matrimonio è abbastanza comune e non provoca molto scandalo, perché la proprietà della terra non c’è: le risorse si vanno a cercare spostandosi, non si producono sulla propria terra, e si consumano rapidamente, non si accumulano per generazioni. Inoltre la caccia e la raccolta di semi e frutti selvatici richiedono e permettono la partecipazione di tutti, nessuno ha titolo per escludere qualcun altro dall’accesso alle risorse. L’infedeltà sessuale non provoca gran danno economico a nessuno, anche se ne nascono figli illegittimi, perché ci sono pochi beni da trasmettere di generazione in generazione, salvo qualche utensile.
Ma nelle società agricole la sopravvivenza è legata alla disponibilità continua di terra e acqua, alla proprietà della casa, di animali, di silos, di molti attrezzi complessi e costosi, e di generazioni solidali che lavorano e vivono condividendo l’uso dei beni di famiglia. Nel mondo contadino i diritti ereditari sono di fondamentale importanza. Si sviluppa il patriarcato, la legittimità della trasmissione dei beni e la certezza della paternità assumono enorme importanza, soprattutto per la famiglia paterna, che non vuole lasciare i beni nelle mani di discendenti di altri. L’infedeltà della moglie diventa perciò molto più grave di quella del marito. All’inizio di Anna Karenina si racconta che il principe Oblonsky dorme alcune notti sul divano come punizione per aver tradito la moglie con una cameriera, mentre alla fine Anna, colpevole di tradimento, si punisce buttandosi sotto il treno.
Nelle società agricole è quasi impossibile sopravvivere al di fuori della famiglia, dunque al di fuori del matrimonio, a meno di non aver ereditato ricchezze tali da poter pagare lavoratori salariati. Le regole diventano estremamente rigide, il divorzio quasi impossibile, perché comporta la rovina economica di una delle parti, se non di entrambe. In alcune società si giunge ad accettare che uomini che posseggono molte proprietà abbiano più mogli, purché possano dare casa e cibo a tutte loro e a tutti i figli. I re hanno harem interi, perché posseggono tutte le terre.
Ma con la rivoluzione industriale si creano milioni di nuovi posti di lavoro che non richiedono il possesso della terra, né grande forza muscolare, ma intelligenza, capacità di attenzione e precisione. Le donne iniziano a lavorare fuori casa, a potersi guadagnare di che vivere. I lavori pesanti e ripetitivi possono essere fatti da macchine, non soltanto in fabbrica ma anche a casa, con l’invenzione degli elettrodomestici, veri e propri strumenti di liberazione delle donne. Miglior alimentazione e migliori cure sanitarie portano al drastico calo della mortalità infantile, quindi alla riduzione del numero di gravidanze e al controllo programmato delle nascite. Diventa economicamente possibile, utile e poi necessario che anche le figlie studino, non soltanto i figli maschi. Si ricrea così una situazione sociale paragonabile a quella dei cacciatori-raccoglitori semi-nomadi (molti giovani oggi si spostano a cercar fortuna ovunque nel mondo).
Anche il matrimonio è cambiato: le regole sono più lasche, la condanna sociale per chi le infrange meno severe. Il ricorso alla violenza come punizione per l’infedeltà è diventato inaccettabile. Ancora all’inizio del 1900 il principe Edoardo d’Inghilterra dovette rinunciare al trono per lo scandalo di avere un’amante sposata a un altro uomo, ma Bill Clinton negli anni ’90 dello stesso secolo mantenne la presidenza nonostante la rivelazione delle sue infedeltà maritali e Hillary Clinton poté presentarsi alle elezioni come candidata di punta di metà degli Americani, pur essendo una moglie pubblicamente tradita.
Il matrimonio è ancora la più importante alleanza strategica nella vita delle persone, ma sta cambiando natura, soprattutto perché non è più focalizzato sulla protezione della riproduzione e della prole. Perciò oggi si può considerare matrimonio anche il patto di fedeltà e assistenza fra persone dello stesso sesso. Come evolverà il matrimonio nel corso del prossimo secolo? Per capirlo occorre capire come evolverà la possibilità di guadagnarsi da vivere e la possibilità di allevare figli da soli, soprattutto per le donne. Per ora si direbbe che senza la protezione del matrimonio le donne tendano a considerare troppo rischioso e troppo difficile avere figli, perciò proprio nelle società più ricche e più liberali la popolazione sembra tendere all’estinzione più che allo sviluppo. Non è questione secondaria, la dovremo presto affrontare, anche a livello politico.
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