La Russia diventa sempre più asiatica

26/03/2020

Liberamene tratto da un articolo di Emil Avdaliani per il BESA Center Perspectives di marzo 2020

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Secondo molti analisti il conflitto con l’Ucraina e il deterioramento delle relazioni con l’Occidente hanno indotto la Russia ad abbandonare la visione eurocentrica adottata in politica estera negli ultimi secoli. Per la prima volta dai tempi di Pietro il Grande, la Russia pare aver iniziato un processo di “de-europeizzazione”, aiutata dalla Cina. Dato che entrambi i paesi desiderano limitare l’influenza statunitense in Eurasia, le élite russe sono propense ad accrescere e formalizzare i rapporti tra Russia e Cina e alcuni propongono addirittura un’alleanza.

Non si tratta solo della volontà di diversificare le vie attraverso cui esercitare la propria influenza in Eurasia; la realtà è piuttosto che la Russia si sta lentamente trasformando in un paese asiatico. L’idea che questa strategia della diversificazione sia una novità tralascia una realtà storica, ossia che in politica estera la Russia ha sempre cercato di diversificare: Mosca è intervenuta per secoli, e pesantemente, in Medio Oriente così come in Iran, in Asia Centrale, in Afghanistan, nella Cina settentrionale, nella penisola coreana e in altre aree, tanto sotto i Romanov quanto in epoca sovietica. 

La vera novità cui stiamo assistendo oggi è piuttosto il declino dell’influenza politica della Russia nell’Europa dell’est. Nonostante la politica spesso efficace dei gasdotti, l’annessione della Crimea e i tentativi di bloccare le aspirazioni europeiste (o atlantiche) di Ucraina, Georgia e Moldavia, l’Occidente resta molto più potente della Russia sia in termini economici che di soft power. La Russia si sta volgendo verso l’Asia (e il Medio Oriente) non perché questa sia sua precisa volontà, ma perché per il Cremlino è diventato inevitabile giocarsi la carta cinese. Una decina di anni fa l’élite russa era entusiasta all’idea di creare un’Europa più coesa, specie dal punto di vista economico, e più grande, che andasse da Lisbona a Vladivostok. Putin stesso aveva sostenuto questa idea. Ma dopo qualche anno la visione di Mosca è completamente cambiata: in termini geopolitici l’idea di un’Europa allargata è stata progressivamente sostituita da quella di un’Asia allargata, che vada da San Pietroburgo a Shanghai. Nel 2014 la Cina ha scalzato la Germania dal ruolo di principale fornitore di macchinari e attrezzature e da quello di primo partner commerciale della Russia (ma la Russia è solo al decimo posto tra i partner commerciali della Cina).

La Russia manterrà di certo le relazioni con l’Europa, anche perché in Europa alcune questioni militari, di sicurezza ed economiche possono essere risolte solo con la partecipazione russa. Mosca ha maggiori margini di manovra in Asia Centrale e, tramite interventi militari, in Medio Oriente e in Africa, ma cambiamenti culturali ed economici limitano ormai fortemente la proiezione della sua influenza in Ucraina, nei Paesi Baltici e nel Caucaso meridionale. Dopo aver perso alcuni dei territori ex sovietici, la Russia è stata costretta a trovare un nuovo posto nell’Eurasia del XXI secolo; Mosca si dipinge come indipendente, ma non lo è: nell’impossibilità di guardare all’Europa, non ha grandi alternative al rivolgersi verso l’Asia.

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