L’ente nazionale libico per il petrolio (NOC, National Oil Corporation) sta preparandosi a riprendere il lavoro di estrazione e distribuzione del petrolio, secondo un comunicato stampa del 29 giugno, in cui si auspica che le discussioni in corso fra il Governo di Accordo Nazionale (GNA) e altre potenze regionali portino presto a un risultato. Le discussioni si svolgono sotto l’egida di Francia, USA, Egitto e ONU e riguardano la possibilità di suddividere il petrolio e i ricavi che ne derivano direttamente fra le tre regioni di Cirenaica, Fezzan e Tripolitania, senza più far transitare tutte le vendite e tutti gli incassi tramite la Banca Centrale Libica. Ogni regione potrebbe così avere una propria banca e un proprio sistema finanziario, con potenziali gravi ripercussioni sulla capacità della Libia di mantenere l’unità economica, fiscale e territoriale. Diventerebbe molto più facile giungere all’eventuale suddivisione politica del paese.
L’esportazione dalle regioni orientali della Libia è fisicamente bloccata dalle tribù locali che reclamano da tempo una quota maggiore dei ricavi. La Banca Nazionale Libica è anche accusata dalle tribù dell’est e dal generale Haftar di sovvenzionare milizie straniere impegnate nella guerra civile a favore del governo di Tripoli. Le regioni orientali hanno già creato una società petrolifera alternativa, che però non è ritenuta legittima a livello internazionale perciò non può né esportare né incassare legalmente.
I diritti delle regioni orientali sono sostenuti a livello internazionale soprattutto dall’Egitto, mentre il maggior sostenitore esterno del governo di Tripoli e della Banca Nazionale unica è la Turchia.
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