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La Bielorussia è un’area di primaria importanza strategica per la Russia, così come l’Ucraina. La Russia non può permettersi di avere governi ed eserciti indipendenti e potenzialmente ostili in questi due territori, da cui è facile invadere il territorio russo fino a Mosca. Napoleone lo fece, provarono a farlo Hitler e Mussolini. In entrambi i casi soltanto il gelo e decine di milioni di morti in combattimento salvarono l’indipendenza del popolo russo. Le recenti dimostrazioni contro Lukashenko in Bielorussia, sostenute dalla Lituania e dalla Polonia, hanno spinto Putin a dichiarare che la Russia è pronta a intervenire a sostegno di Lukashenko. La cancelliera tedesca Angela Merkel, in una sua rara dichiarazione pubblica su eventi internazionali, ha ringraziato la Lituania per l’aiuto offerto agli oppositori di Lukashenko. La Germania tende a non prendere mai posizione aperta contro la Russia, alla quale è legata da contratti di fornitura di energia di importanza primaria per entrambi i paesi e per tutta l’Europa centrale, perciò questa dichiarazione pubblica rappresenta una novità. Quali altri atti seguiranno? È la Germania a guidare la (scarsa) attività di politica estera dell’Unione Europea. Potrebbe seguire un incremento della tensione e un intervento militare russo alla frontiera fra Bielorussia e Polonia, oppure un accordo fra Russia e paesi dell’est, sponsorizzato dalla Germania, per prevenire mosse militari.
La Cina sta affrontando una serie di gravi problemi interni ed esterni: la pandemia, le esondazioni straordinarie che minacciano la diga delle Tre Gole sullo Chang Jiang (più noto da noi come Yang Tze), il terzo maggior fiume al mondo, la ribellione a Hong Kong, la possibile sedizione degli Uiguri nello Xinjiang, le sanzioni americane e la grande riduzione dell’export. Il Partito comunista pareva seguire compattamente il presidente Xi Jinping in tutte queste crisi, ma alcuni avvenimenti recenti ci dicono che non è così. Una docente della Scuola Centrale del Partito, Cai Xia, ha pubblicamente dichiarato che il presidente ‘sta uccidendo il paese’ e che il suo potere eccessivo suscita nemici anche all’estero. È subito stata zittita e destituita, ma è riuscita a fuggire negli USA prima dell’arresto. Il fatto stesso che abbia potuto fare queste dichiarazioni in pubblico significa che ha sostenitori potenti in seno al Comitato Centrale del Partito. Si ha anche notizia di nuove campagne anti-corruzione contro giudici e funzionari, fra cui il potente capo della polizia di Shanghai. Un portavoce di Partito ha dichiarato che la campagna anti-corruzione ha già portato all’arresto di 77000 funzionari facenti parte di 3291 ‘bande’. Il potere di Xi e la coesione del suo governo sono di nuovo traballanti, a quanto pare. Potrebbe trattarsi di un episodio superabile in tempi brevi, o potrebbe essere l’inizio di cambiamenti significativi nel sistema di governo cinese.
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