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Il nazionalismo è fortissimo anche oggi in Iran, e il nucleare è l’elemento che ancora consolida il consenso attorno al regime degli Ayatollah, regime che attraverso i decenni è andato perdendo legittimità su molti altri fronti. Qualunque sia la loro appartenenza politica, gli Iraniani considerano il programma nucleare necessario per il riscatto nazionale dopo umiliazioni secolari, mai dimenticate.
Il programma di sviluppo nucleare fu iniziato dallo Scià nel 1959, quando l’Iran era partner degli USA nel programma Atoms for Peace. Nel 1958 gli USA fornirono all’Iran un primo reattore nucleare da 5MW. Fino alla caduta dello Scià nel 1979, il programma nucleare iraniano utilizzò investimenti giganteschi. Venne avviata la costruzione del reattore di Bushehr, che doveva essere il primo di 20, in collaborazione con gli Stati Uniti, la Francia, l’India, l’Argentina, il Sudafrica e la Germania. Larga parte della popolazione considerava questi investimenti un assurdo spreco di risorse che potevano essere destinate a migliorare il livello di vita dell’intera società. Perciò subito dopo la rivoluzione l’Ayatollah Khomeini ordinò lo smantellamento del programma, dichiarò immorale per l’islam la costruzione di armi atomiche e lasciò che gli scienziati nucleari emigrassero, insieme alla classe dirigente legata allo Scià. La rivoluzione avrebbe vinto con altri mezzi il consenso delle popolazioni islamiche, proclamò. Ma a settembre 1980 l’Iraq invase l’Iran. L’Ayatollah e l’esercito furono colti impreparati, benché avessero iniziato da un anno a lanciare provocazioni ai confini, assassinare ufficiali iracheni, fomentare ribellioni contro Saddam. La guerra durò 10 anni e devastò l’economia iraniana per molti altri anni. Gli Iraniani riuscirono infine a ricacciare l’invasione irachena, ma con enormi perdite umane. Così gli Ayatollah, l’esercito e la classe dirigente decisero che occorreva tornare a sviluppare il programma di armamento nucleare e di missili balistici di precisione come deterrente, per non correre il rischio di essere attaccati e invasi anche da nemici di mezza tacca. Nel 1989 l’Iran e l’Unione Sovietica firmarono il primo accordo atomico. La Germania rifiutò di riavviare la costruzione del reattore di Bushehr, ma nel 1993 Boris Yeltsin annunciò che l’avrebbe completata la Russia.
Ovviamente l’Iran non ha bisogno dell’energia nucleare per utilizzo civile, come sostiene, dato che ha enormi giacimenti di gas e di petrolio che producono energia a un quinto del costo dell’energia nucleare. L’Iran vuole armi atomiche per non sentirsi debole e vulnerabile nei confronti di tutti gli altri paesi della regione, da Israele e Turchia fino al Pakistan e all’Asia Centrale.
I Persiani, egemoni nella regione sia politicamente sia culturalmente per larga parte della storia, ricordano come prima umiliazione la conquista del potere da parte dei Safavidi nel 1501, perché i Safavidi erano di etnia e lingua turca, non persiana, e venivano dall’Azerbaigian. Poi ci fu l’umiliazione della sconfitta dei Safavidi da parte degli Ottomani, dopo di che la forza militare e politica persiana non ebbe mai più l’egemonia. Ci furono nei secoli successivi altre dolorose sconfitte inflitte dalla Russia zarista, umiliazioni nazionali subite da parte dell’Impero Britannico e dall’Unione Sovietica. L’Iraniano medio ancora oggi ricorda con ansia e con rancore che nel 1890 gli Inglesi estorsero la concessione del monopolio del tabacco e nel 1901 quella del petrolio. Ricordano che nel 1908 la Russia si prese Tabriz. Che nel 1953 USA e Gran Bretagna organizzarono il colpo di stato contro il loro primo ministro Mossadeq, che voleva nazionalizzare il petrolio.
Negli scorsi anni il compito di impedire che il programma nucleare iraniano realizzi armi di distruzione di massa pare averlo assunto Israele, che gli Ayatollah minacciano di distruzione. Una serie di attacchi cibernetici, assassini mirati di scienziati chiave e bombardamenti di alcuni siti nucleari (quello di Natanz specificamente) pare siano stati effettuati da Israele, anche se non se ne ha conferma ufficiale, ovviamente. Gli USA hanno imposto sanzioni economiche all’Iran per il suo perseguimento del programma nucleare.
Ma finché l’Iran si sentirà isolato e in pericolo nella regione, perseguirà il programma nucleare, soprattutto ora che la popolazione è stufa del regime e dà chiari segni di insofferenza, ma è schierata in difesa del programma nucleare per un sentimento di orgoglio nazionale e per la paura di subire future umiliazioni e sconfitte come nazione.
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