Le esplorazioni portoghesi diedero inizio alla tratta degli schiavi attraverso l’Atlantico. Inizialmente furono portati come forza lavoro in Portogallo e in seguito verso le colonie portoghesi quali le Azzorre, le isole di Cabo Verde e il Brasile. Durante il Rinascimento molti altri europei, tra i quali francesi, olandesi e inglesi iniziarono a usare le vie del mare per raggiungere il Golfo di Guinea alla ricerca di schiavi, oro e altri prodotti.
Contemporaneamente, il regno degli Almoravidi (dinastia berbera che abbracciò la legge malachita e riuscì a imporsi in parti dell’impero Songhay) si stava spegnendo. La Reconquista spagnola portò all’espulsione di musulmani e ebrei verso il Marocco nel 1493, l’anno successivo alla data ufficiale della scoperta delle Americhe. Questo segnò la fine del regno Almoravide nel sud della Spagna e l’esodo di centinaia di migliaia di persone oltre lo stretto di Gibilterra. In quel periodo, il sultano Al Mansour della dinastia saadita di Marrakech controllava tutto il Marocco e decise di organizzare una spedizione per impossessarsi delle riserve d’oro del Mali. La prima spedizione fallì. Nel tardo 1500 la seconda spedizione, comandata da Judar, riuscì a impadronirsi di Timbuktu e qui Judar regnò come Pasha dal 1591 al 1603. Dopo il suo governo il Pashalik di Timbuctù si trasformò in un protettorato o colonia trascurata del regno del Marocco. Era amministrato da uomini che presero in moglie donne songhay. I discendenti di questi matrimoni diedero origine a una nuova etnia, gli Arma.
Il disinteresse e la lontananza da Timbuctù del re del Marocco sotto la dinastia degli Alaouiti segnò l’inizio di un lungo periodo di stagnazione economica e instabilità politica della regione poiché, frammentandosi il potere dell’amministrazione Songhay che teneva insieme i territori delle diverse etnie, erano risorti piccoli regni e città stato a base etnica in competizione tra loro. Sfruttando questa instabilità all’inizio del 1700 i Tuareg Kel Tademmeket e Iwillimedden tornarono a Timbuctù, la città dei 333 santi. Ripresero il controllo del territorio senza instaurare alcun governo se non quello basato sulla riscossione dei tributi. Altri Tuareg della tribù Iwillimedden arrivarono da est, dal sultanato ad Agadez, nell’attuale stato del Niger. Da qui si rimpossessarono anche della città di Gao e ne assunsero il controllo commerciale e militare. Da allora a nord del fiume Niger tra Gao, Djenné e Timbuctù regnò l’anarchia fino al ripristino dell’Impero Bamana (1712), con la capitale a Segou, che riuscì a estendersi sino a Timbuctù attraverso il controllo del fiume Niger.
Nel frattempo, altri territori limitrofi al fiume Niger erano controllati dai Peul, che praticavano agricoltura, pastorizia e commercio, e all’inizio del XIX secolo condussero una jihad partendo dal territorio Haussa nell’attuale Nigeria, dove Utman Dan Fodio instaurò il primo stato islamico dell’Africa Occidentale nel 1808: il Califfato di Sokoto. In Mali, la jihad fu condotta da Sekhou Amadou a metà del 1800 nella regione di Masina, nel delta interno del Niger. Sekhou Amadou si era formato alla scuola di Al Kunti, cadi di Timbuktu, affiliato a una confraternita Sufi. Sekhou Amadou partì da Djenné, città dalla quale pare fosse stato allontanato per aver raccolto troppi seguaci. Probabilmente aveva già combattuto nella jihad di Dan Fodio in Nigeria e poi era tornato nella regione di Masina dove continuò a fare proselitismo. Attraverso la predicazione e la guerra armata riuscì a far cadere l’Impero Bamana nel 1861 e a instaurare lo stato islamico del Masina che dal delta interno de Niger arrivava fino a Timbuctu. Obbligò tutti gli abitanti del delta interno del Niger a sedentarizzarsi riunificando il territorio frammentato sotto l’Imamato di Masina. Da allora l’ordinamento giuridico malechita fu usato come riferimento per regolare conflitti legati alla terra, eredità, divorzi e altre questioni. Da allora l’ordinamento malechita continua a essere preponderante soprattutto in zone rurali, dove le istituzioni laiche dello stato sono assenti e il livello di analfabetismo è molto alto.
Per frenare l’onda jihadista che stava dilagando in tutta l’Africa Occidentale i Francesi e gli Inglesi iniziarono a invadere militarmente questa regione. Gli inglesi invasero la Nigeria e i Francesi tutta la zona del delta interno del fiume Niger e più a est verso il fiume Senegal.
Gli Europei, e soprattutto i Francesi, riuscirono a occupare l’Africa Occidentale, impossessarsi dei territori interni e spartirsi le loro ricchezze alla Conferenza di Berlino, instaurando amministrazioni coloniali laiche mirate a intensificare la produzione agricola e pastorale per alimentare gli eserciti che poco per volta occupavano altri territori, fino alla metà del XX secolo.
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