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Da un articolo di Abubakar Siddique per la testata online Gandhara di RFE/RL
Fino a ieri decine di tribù pashtun hanno vissuto di commercio o contrabbando spostandosi liberamente sui due lati dei 2670 chilometri di frontiera fra Afghanistan e Pakistan, senza riconoscere nessuna frontiera. Membri della stessa famiglia potevano avere indifferentemente la cittadinanza afghana o pakistana, talora per caso talora per scelta, perché tutta la grande famiglia avesse la possibilità di vivere e lavorare in entrambi i paesi, utilizzando contratti e licenze su entrambi i lati del confine. Il capo della tribù Mohmand, ad esempio, il signor Malak Ziarat Gul Atmarkhel, aveva un ristorante e alcuni banchi di vendita nei mercati della provincia afghana di Nagarhar, cioè nelle vallate a est di Kabul, pur essendo cittadino pakistano. Li gestiva tramite la famiglia allargata. In Afghanistan guadagnava molto rivendendo camionate di merci portate dal Pakistan. Non pagava tasse in nessuno dei due paesi, eccetto quelle sborsate dall’intera tribù per l’amministrazione della regione pakistana di cui risulta ufficialmente residente.
Nel 2017 il Pakistan ha incominciato a costruire una barriera di sicurezza lungo l’intero confine, con alcuni varchi di attraversamento presidiati dall’esercito. Ora la barriera è quasi terminata, per attraversare i varchi occorre avere un visto, per portare merci attraverso il confine occorre pagare dazi. Molte decine di migliaia di Pashtun appartenenti a una ventina di tribù diverse hanno visto sparire ogni loro fonte di guadagno e debbono reinventarsi un futuro.
La barriera è stata creata per poter limitare il contrabbando di armi e l’andirivieni di milizie islamiste, per lo più talebane, da un paese all’altro. La milizia islamista Tehrik-e Taliban ha compiuto gravi attentati terroristici nelle città del Pakistan fino allo scorso febbraio. I talebani compiono attentati tremendi in Afghanistan quasi ogni settimana.
La tribù Mamund, dice il suo capo Shah Wali Mamund, è rimasta divisa quasi esattamente a metà; fratelli e sorelle di una stessa famiglia sono ora in parte afghani in parte pakistani e non hanno possibilità di ricongiungersi. Nel Waziristan del sud la barriera di sicurezza divide a metà il villaggio di Angoor Ada e ha lasciato sul versante afghano migliaia di appartenenti alla tribù Wazir, che però hanno passaporto pachistano e ora dovrebbero abbandonare le case e spostarsi in Pakistan.
Il contrabbando di frontiera portava in Afghanistan grano, zucchero, tessuti, olio alimentare, frutta e verdura. Dall’Afghanistan venivano portati sul lato pakistano elettronica, ricambi per auto, manufatti tessili, the, cosmetici, batterie. Per questi commerci si usavano non soltanto i veicoli, ma ancora molti cammelli battriani, che risalivano in carovana le vallate impervie, come ai tempi di Marco Polo.
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