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Che conseguenze avrà il summit Biden-Putin? Nessuna, sostiene George Friedman (Summits and the Personal Understanding They Foster, Geopolitical Futures, 18 giugno 2021). Se anche Putin e Biden avessero sviluppato una grande simpatia personale, persino una grande fiducia personale, le loro politiche non cambierebbero di una virgola. Può cambiare la retorica, possono cambiare i piccoli gesti, non la sostanza. La sostanza delle decisioni di un capo di stato è sempre determinata dalla situazione reale del mondo e dagli interessi primari di quello stato in quel mondo.
Friedman porta ad esempio il rapporto fra Roosevelt e Churchill durante la Seconda guerra mondiale. I due leader si capivano, si stimavano, stavano bene insieme, eppure Roosevelt non cedette alle richieste di aiuto di Churchill finché aiutare l’Inghilterra a resistere non divenne una necessità primaria degli USA, cioè finché gli USA non furono obbligati a entrare in guerra dall’attacco giapponese a Pearl Harbour ed ebbero bisogno che l’Inghilterra impedisse ogni possibile attacco di Hitler sull’Atlantico, mentre gli USA erano impegnati nel Pacifico. Per Winston Churchill l’interesse nazionale era sconfiggere Hitler e mantenere l’Impero, per Franklin Roosevelt l’interesse nazionale era sconfiggere Hitler e smantellare l’Impero inglese, per sostituirlo con l’egemonia americana. Churchill trascorse un intero mese alla Casa Bianca con Roosevelt fra la fine del 1941 e l’inizio 1942, sviluppando un’ottima intesa personale, eppure Roosevelt offrì a Churchill l’aiuto necessario alla sopravvivenza degli Inglesi soltanto in cambio delle basi inglesi dell’Atlantico, cioè in cambio della rinuncia inglese a larga parte dell’Impero. Churchill non ebbe altra scelta che ringraziare sorridendo. Nella condotta della guerra Churchill voleva dare priorità al controllo delle sponde del Mediterraneo, per mantenere il controllo del canale di Suez e il passaggio per l’India. Ma Roosevelt voleva dare priorità al controllo delle sponde dell’Atlantico, dunque alla liberazione della Francia, e Churchill dovette accettare anche questo.
Che conseguenze avrà il summit fra Biden e i leader dell’Unione Europea? Sostanzialmente nessuna, ripete Friedman (What Does It Mean to Rejoin Europe? Geopolitical Futures, 15 giugno 2021). L’incontro voleva mettere a punto i cambiamenti della politica di Biden verso l’Europa rispetto a quella di Trump, che voleva ritirare 10000 soldati americani dall’Europa e voleva che gli Europei iniziassero a difendersi da soli, pagandone i costi. Al di là di una retorica amichevole anziché corrucciata, e al di là della sospensione temporanea di alcuni dazi, Biden non ha cambiato nulla rispetto alle richieste di Donald Trump: se l’Europa non creerà una propria forza di difesa capace di contenere eventuali attacchi da est o da sud, gli USA procederanno comunque al ritiro delle loro truppe e stringeranno accordi bilaterali con i singoli paesi, come già succede in ambito NATO con i paesi dell’Europa dell’Est, che compongono il cosiddetto Trimarium.
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