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La bella mappa elaborata e pubblicata da Geopolitical Futures ha il pregio di mostrare a colpo d’occhio le zone in cui sono attive e spesso predominanti milizie armate islamiche di varia obbedienza, talora collegate fra di loro, talora rivali fra loro. Si tratta di milizie raggruppate o sotto l’ideologia dello Stato islamico (che fa terra bruciata e sottomette duramente le popolazioni) o sotto quella di alQaeda (che usa il terrorismo contro i non islamici e contro gli stranieri, ma ne limita la portata nei confronti delle popolazioni islamiche locali).
Le aree in cui si concentrano le attività di queste milizie hanno due caratteristiche in comune: sono aree poco governate, con istituzioni statali molto deboli, e sono aree che controllano grandi fonti di possibile ricchezza o per la loro posizione geografica all’incrocio di grandi rotte di trasporto via acqua o via terra, o per la presenza di grandi giacimenti minerari. Le milizie vivono di predazione e di traffici intercontinentali, in primis il traffico di armi, droghe e migranti clandestini. A contrastare queste milizie ci sono guarnigioni di potenze internazionali ed ex potenze coloniali, in primis Stati Uniti, Regno Unito, Francia a Russia. Ma sulla costa orientale dell’Africa, all’imboccatura del Mar Rosso, ci sono anche postazioni di nuove potenze regionali o globali: la Cina, la Turchia, gli Emirati arabi e Israele (presenti insieme in Eritrea). Noi Italiani abbiamo piccole presenze in Libia, in Niger e a Gibuti.
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