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Nella corsa a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili il successo è legato ad alcuni minerali che iniziano ad assumere un’importanza economica e geopolitica analoga a quella del petrolio e del gas: litio, cobalto, manganese, nickel, grafite e alcune terre rare.
Le nuove forme di energia non elimineranno l’uso diffuso di gas, petrolio e carbone, ma lo ridurranno, con conseguente riduzione dei loro prezzi. Sarà un problema crescente per le casse degli stati che dipendono in larga parte dall’esportazione di energia fossile. Aumenterà invece la richiesta di rame, con l’aumento dell’uso di energia elettrica. Nel prossimo decennio si assisterà a un riassetto degli equilibri geopolitici, man mano che alcune aree del pianeta perderanno potere economico e altre lo vedranno aumentare.
La mappa della distribuzione dei minerali del futuro indica le zone del pianeta dove crescerà la competizione per il controllo delle risorse. Ma non basta avere le risorse, occorre anche la tecnologia per estrarle, raffinarle e lavorarle per produrre batterie e semiconduttori sempre più sofisticati. Nell’insieme il paese oggi più favorito per trarre vantaggi da questi cambiamenti nel modello di sviluppo è la Cina, che controlla anche la maggior parte dei depositi di terre rare, come mostra il grafico a fianco.
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