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Non si parla più di Siria, a dieci anni dall’inizio della guerra civile, durante la cosiddetta primavera araba che tanti lutti addusse al Medio Oriente, ma nessuna liberazione. Assad è rimasto al potere grazie all’intervento sul terreno dei Russi e degli Iraniani. I Turchi, invece, hanno aiutato e protetto i ribelli accanto al loro confine.
Oggi ci sono ancora due grandi sacche di resistenza, due aree in cui i miliziani ribelli hanno accettato il cessate il fuoco ma non si sono dispersi. Non hanno accettato la sconfitta definitiva e sperano di riconquistare terreno se la Russia e l’Iran allenteranno la loro presenza: Idlib al nord, al confine con la Turchia, e Daraa al sud, al confine con Israele e Giordania. Sono due aree in cui Russi e Iraniani debbono operare in modo da non suscitare eccessive reazioni da parte dei paesi confinanti, Turchia e Israele. Ogni settimana ci sono dimostrazioni a Idlib (vedasi immagine di testata), dove ancora spadroneggia Hayat?Tahrir al-Sham (HTS) che, come Hamas, gli USA e la maggior parte dei paesi occidentali considerano organizzazione terroristica. HTS ha mantenuto le armi al cessate il fuoco, controlla di fatto larghe parti del terreno fra il confine turco e la linea sorvegliata dai Russi, è protetta dalla Turchia.
A Daraa scontri sanguinosi fra ribelli ed esercito si sono riaccesi da alcune settimane. A giugno 2021 l’esercito ha circondato la città e ha iniziato a rastrellare le armi che i ribelli avrebbero dovuto cedere in base all’accordo firmato nel 2018, ma che avevano ceduto soltanto in minima parte. La pandemia di Covid, la scarsità di cibo e di beni di consumo, l’accresciuta povertà alimentano la rabbia nella popolazione, che spesso aiuta i ribelli anziché l’esercito. Daraa è sulla via che da Damasco conduce in Giordania, se gli scontri dovessero diventare nuovamente una aperta guerra civile, altre migliaia di profughi fuggirebbero in Giordania, accrescendo le difficoltà di quel paese. Se dovessero arrivare le forze iraniane in soccorso all’esercito, come già avvenuto in passato, Israele ne sarebbe allarmata e potrebbe bombardare le postazioni iraniane.
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