Il grafico a lato (cliccate per ingrandirlo) riassume in cifre i rapporti degli Afghani con i popoli circostanti.
La parte del leone è del Pakistan, che assorbe molte delle esportazioni afghane e più della metà dei suoi emigranti e profughi.
L’Iran è al secondo posto per assorbimento di profughi, al primo per le esportazioni in Afghanistan, probabilmente si tratta di esportazioni di petrolio. È anche il paese la cui cultura ha avuto massima influenza sui popoli vicini, dandovi origine a élite raffinate, che per secoli non si sono mescolate socialmente con i membri di quelle tribù che invece vennero soltanto sfiorate di striscio dalla tradizione persiana, come le tribù pashtun in cui si sono moltiplicati i Talebani. Al di là delle ideologie religiose, i Talebani rappresentano la ribellione e la vittoria dei poveri (poveri sia di beni sia di cultura) contro le élite tradizionali e conto la nuova classe media, ancora molto esigua, che è andata formandosi negli scorsi decenni sotto l’influenza prima dei Sovietici poi degli Americani.
Guardate il grafico in basso a destra nell'infografica sopra: all’annuncio del futuro ritiro americano, nell’autunno del 2013, si ebbe un picco di fughe all’estero. I più previdenti se ne andarono fra quel momento e il 2016. Ora ci sarà un altro picco di fughe, ma circa 800000 Afghani sono già fuggiti all’estero fra l’annuncio del ritiro americano e l’inizio del 2021.
Sotto e nell’immagine di lato, la quartina finale di The Young Bristish soldier, scritta nel 1895 da Rudyard Kipling:
‘Quando sei solo e ferito sull’altipiano afghano
e le donne escono a tagliare a pezzi quel che rimane,
rotolati verso il fucile, fatti salvar le cervella
e va dal tuo Dio da soldato’.
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