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Oggi mercenari russi sono presenti in più paesi africani, dalla Libia alla Repubblica Centroafricana. Sono in corso trattative per una maggiore cooperazione militare con il Mozambico e per aprire una base militare russa in Sudan. Accordi di cooperazione militare con la Nigeria e l’Etiopia sono stati firmati da poche settimane. Tuttavia la presenza russa in Africa è ancora largamente inferiore a quella degli USA, dei paesi europei e della Cina.
L’interesse della Russia per l’Africa inizia dopo la Seconda guerra mondiale, durante la Guerra Fredda, quando l’Unione Sovietica si pose come sostenitrice dei movimenti anticolonialisti, riconobbe tutti i governi postcoloniali e investì nelle loro economie. Negli anni ’80 l’URSS era socia in 300 imprese industriali, 155 aziende agricole, 100 istituzioni educative. Gli investimenti più significativi furono per la costruzione della centrale idroelettrica di Capanda in Angola, per l’estrazione della bauxite in Guinea, in alcune miniere in Congo e un cementificio in Mali. In Somalia, Etiopia, Egitto, Libia, Tunisia, Angola e Guinea l’URSS aveva basi navali e strutture logistiche. Ma dopo il crollo dell’Unione Sovietica l’influenza russa declinò, non ci furono altri investimenti, alcune opere vennero chiuse. I nuovi grandi partner furono prima gli Americani, poi i Cinesi.
Ora la Russia vuole tornare ad avere una presenza in Africa per assicurarsi una quota di traffici mediterranei e per non essere esclusa dallo sviluppo di fonti di energia in quel continente. I paesi cui è più interessata sono la Libia (per il controllo del traffico dal Mediterraneo) e il Sudan (per il controllo del traffico dal Mar Rosso). Ma interessano molto a tutti anche le miniere di cobalto, rame, diamanti dell’Africa tropicale e quelle di platino, palladio, oro e uranio dell’Africa subsahariana.
L’ Africa è anche un mercato crescente per le esportazioni russe, soprattutto di armi e cereali. I principali importatori sono Algeria ed Egitto. Ma i valori rimangono modesti, sono appena l’1% del mercato africano per import-export. Persino la Turchia ha una quota superiore, per non parlare della Cina e dei paesi occidentali.
La presenza militare russa è largamente affidata ai mercenari del Wagner Group, ma si tratta di meno di 2500 agenti sparsi in quattro paesi diversi, impegnati anche nel provvedere sicurezza alle miniere, non soltanto nell’addestrare truppe locali. Una piccolezza.
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