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(Giorno 1) Ieri, 24 febbraio 2022, la Russia ha mosso guerra all’Ucraina, attraversando in più punti le frontiere con carri e armi pesanti. Le aree occupate ieri sono in rosa nella mappa accanto. I cerchietti rosa sono luoghi in cui sono state riportate esplosioni. Se si tratta di bombardamenti sparsi su tutto il territorio, hanno evidentemente lo scopo di terrorizzare la popolazione, ma non è ancora evidente che si tratti di bombardamenti mirati a distruggere nodi logistici o depositi di armi.
Nei giorni precedenti l’attacco, un nuovo virus informatico aveva messo fuori uso molti server e molte reti digitali del governo e dell’amministrazione non soltanto dell’Ucraina, ma anche dei Paesi Baltici.
Le invasioni sono venute sia dal territorio russo, sia dal Donbass e dalla Crimea, che sono in mano russa dal 2014, sia dalla Bielorussia, che è ufficialmente un paese terzo. Aprendo il territorio all’esercito russo per l’invasione dell’Ucraina la Bielorussia ha commesso un vero e proprio atto di guerra. La guerra perciò vede non soltanto la Russia, ma anche la Bielorussia in guerra contro l’Ucraina. Non se ne parla, non si pensano affatto sanzioni alla Bielorussia. Il perché è chiaro, se si osserva la mappa accanto. L’Europa riceve il gas dalla Russia attraverso tre percorsi:
- il Nordstream, che corre direttamente fra Russia e Germania sotto al Baltico;
- i vecchi gasdotti ucraini, che attualmente non ci portano gas;
- i gasdotti della Bielorussia, che debbono funzionare al massimo della loro portata, altrimenti rimaniamo senza energia e le nostre economie sono in ginocchio.
L’Unione Europea ha già deciso una serie di sanzioni alla Russia, ma l’applicazione delle sanzioni da parte dei Paesi membri è tutt’altro che pronta e certa. Ogni singolo paese deve ratificare la decisione a livello nazionale, quindi deve mettere in atto le sanzioni. Per quanto si sia solleciti, può occorrere una settimana. Ma né la Germania né l’Italia mostreranno grande sollecitudine: non possiamo permettercelo, dipendiamo dalla Russia per l’energia, senza contare che la Russia è per noi un mercato di esportazione molto prezioso.
Fra una decina di giorni la guerra potrebbe essere giunta alla conclusione che probabilmente Putin vuole: l’instaurazione di un nuovo governo filo-russo a Kiev, un governo fantoccio. Dopo di che Putin compirà gesti distensivi verso l’Europa, e noi ci acquatteremo tranquilli ancora per un po’.
Ma la questione della difesa europea non può più essere accantonata. Questa guerra è un momento di svolta: o l’UE si avvia verso la creazione di una difesa comune e definisce le sue frontiere (con il necessario corollario di avere anche una politica estera comune), o si sfascerà: è soltanto questione di tempo.
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