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Nel 2014 l’amministrazione Obama annunciò l’intenzione di raggiungere un accordo sul nucleare con l’Iran e i rapporti fra USA e Arabia Saudita iniziarono a deteriorarsi. Il rapporto ‘speciale’ tra i due paesi era iniziato a febbraio 1945, quando il presidente degli Stati Uniti Franklin Roosevelt incontrò il re saudita Ibn Saud a bordo della USS Quincy nel Canale di Suez. Fu una transazione commerciale, non un’alleanza: la promessa dell’accesso privilegiato al petrolio saudita in cambio della promessa da parte degli USA di difendere l’Arabia Saudita dalle minacce straniere. Tuttavia gli Stati Uniti non intervennero mai militarmente, né diplomaticamente, secondo le richieste dei monarchi sauditi.
Già nel 1933 Ibn Saud aveva preferito collaborare con la Standard Oil Company of California che con le compagnie petrolifere inglesi. Nel 1943, in piena guerra mondiale, invitò gli Stati Uniti a costruire un aeroporto a Dhahran, che l’aviazione statunitense mantenne fino al 1962. Ma nel 1949 il presidente degli Stati Uniti Harry Truman rifiutò di raggiungere un accordo di difesa con l’Arabia Saudita. Invece dell’accordo di difesa, nel 1951 i due paesi firmarono un accordo per l’addestramento dell’esercito saudita da parte degli USA.
L’Arabia Saudita ha poi sempre mantenuto una politica estera indipendente, cercando di evitare lo stazionamento di soldati americani sul suo suolo. Gli USA hanno basi militari negli altri paesi del Golfo (Qatar Bahrain e Kuwait), ma non in Arabia.
I Sauditi chiesero il sostegno militare degli Stati Uniti nel 1962 per contrastare il colpo di stato repubblicano contro la casa reale in Yemen, invece il presidente Kennedy non soltanto non intervenne, ma riconobbe subito la nuova repubblica yemenita. L’Arabia Saudita impose l’embargo petrolifero all’Occidente in risposta alla Guerra dei Sei Giorni del 1967 e alla Guerra Arabo-Israeliana del 1973, nonostante Israele godesse del sostegno americano. Oggi il frettoloso ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan e la ripresa dei colloqui sul nucleare con l’Iran hanno messo più in dubbio che mai la disponibilità degli USA a difendere l’Arabia Saudita da eventuali attacchi.
Le relazioni tra Stati Uniti e Arabia Saudita hanno raggiunto il punto più basso dopo il raccapricciante omicidio del giornalista saudita dell’opposizione Jamal Khashoggi nel 2018 e l’elezione di Biden nel 2020. La decisione dell’amministrazione americana di pubblicare un rapporto dell’intelligence che coinvolge il principe ereditario Mohammed bin Salman (MBS) nell’assassinio ha dimostrato la scarsa stima degli USA verso il principe saudita. MBS si è poi fatto coinvolgere nella guerra yemenita (senza riuscire a vincerla), nonostante gli avvertimenti egiziani e pakistani a non farlo. I funzionari statunitensi erano già rimasti costernati dal colpo di stato silenzioso di MBS nel 2017, che estromise e imprigionò il principe ereditario Mohammad bin Nayef, molto apprezzato per aver condotto una efficace campagna per lo sradicamento della militanza di al-Qaeda in Arabia Saudita.
La posizione dei Sauditi sulla guerra della Russia in Ucraina ha ulteriormente irritato Washington. Riyadh ha rifiutato di condannare Mosca, chiedendo invece una soluzione pacifica del conflitto e respingendo la richiesta degli Stati Uniti di pompare più petrolio per compensare l’effetto delle sanzioni sulla Russia.
Con il calo della domanda statunitense di importazioni di idrocarburi, il rapporto storico tra Washington e Riyadh ha perso rilevanza. Gli Stati Uniti rappresentano meno del 5% delle esportazioni petrolifere saudite, mentre l’Estremo Oriente e l’Asia meridionale rappresentano oltre il 70%. Questo, così come i fondamentali disaccordi politici con Washington, ha portato i Sauditi a ripensare la loro politica estera. MBS minaccia sempre più frequentemente una possibile svolta filo-cinese. Però le forze armate saudite dipendono fortemente dall’equipaggiamento militare statunitense. Tra il 2008 e il 2020 i Sauditi hanno speso 147 miliardi di dollari in acquisti militari statunitensi. È impensabile che l’esercito saudita accetti di affidarsi invece alle armi cinesi o russe. Anche gli Stati Uniti hanno ancora bisogno dell’Arabia Saudita. La guerra in Ucraina ha dimostrato il ruolo vitale degli idrocarburi nei conflitti globali e nella competizione energetica. Pertanto, mentre Russia e Cina sfidano l’egemonia occidentale, Washington non permetterà a Riyadh di scivolare nell’orbita di nessuno dei due.
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