Il 23 maggio 2022, durante un tour asiatico del presidente Biden, gli Stati Uniti e altri dodici paesi hanno annunciato di star “avviando il processo per giungere alla creazione” dell’Indo-Pacific Economic Framework o IPEF (quadro economico indo-pacifico). L’IPEF costituirà il pilastro economico della strategia degli Stati Uniti nella regione Asia-Pacifico dopo l’abbandono della Trans-Pacific Partnership (TPP) nel 2017 da parte del governo americano. Oltre agli Stati Uniti, l’IPEF includerà Australia, Brunei, India, Indonesia, Giappone, Malesia, Nuova Zelanda, Filippine, Singapore, Corea del Sud, Thailandia e Vietnam (collettivamente, le tredici nazioni partecipanti costituiscono circa il 40% dell’economia globale). Con l’IPEF Washington spera di contrastare il peso economico della Cina nella regione, rafforzare i legami commerciali e digitali tra gli Stati Uniti e gli altri paesi, nonché stabilire standard normativi e tecnologici comuni.
I negoziati tra i membri dell’IPEF si concentreranno attorno a quattro “pilastri”: commercio, resilienza delle filiere, energia pulita/decarbonizzazione e tasse/anticorruzione. I paesi possono scegliere a quale dei quattro pilastri vogliono aderire, decisioni che, secondo i funzionari statunitensi, verranno prese nelle prossime due settimane. Quando i paesi avranno deciso a quali pilastri vogliono aderire, inizieranno i colloqui. Gli Stati Uniti sperano che i colloqui raggiungano accordi definitivi entro 12-18 mesi, prima che gli Stati Uniti ospitino il vertice di cooperazione economica Asia-Pacifico del 2023 ed entrino nel ciclo delle elezioni presidenziali del 2024. Gli Stati Uniti sperano che più paesi indo-pacifici alla fine si uniranno all’IPEF. Taiwan aveva espresso il desiderio di unirsi all’IPEF, ma la Casa Bianca avrebbe deciso di escluderla dal lancio iniziale per non creare subito tensioni con la Cina.
L’accordo avrà una portata più ristretta rispetto alle precedenti iniziative economiche americane incentrate sull’Indo-Pacifico. A differenza del TPP o del suo successore, il Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (CPTPP), l’IPEF non è un accordo di libero scambio che riduce i dazi e le altre barriere commerciali. Ma i consiglieri di Biden sostengono che i partenariati economici non possono più essere ridotti ai soli dazi, ma devono coinvolgere discussioni più approfondite sugli standard tecnologici, sulle questioni ambientali e del lavoro e, in misura crescente, sull’economia digitale. Il 23 maggio il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan ha affermato che il nuovo quadro è un “accordo economico del XXI secolo progettato per affrontare e sfide economiche del XXI secolo”.
Alcuni dei paesi coinvolti nell’IPEF hanno già accordi di libero scambio con gli Stati Uniti, come la Corea del Sud. Ma molti paesi dell’Asia-Pacifico sperano principalmente di ottenere un maggiore accesso all’enorme mercato statunitense.
Dei dodici paesi asiatici che avviano colloqui per l’IPEF, l’India è l’unico a non essere anche membro dell’accordo di libero scambio RCEP sostenuto dalla Cina. Tutti i paesi che gli Stati Uniti stanno corteggiando per l’IPEF hanno avuto nel 2021 una percentuale molto alta (almeno il 20%) del proprio commercio totale costituito da scambi con la Cina.
Le significative differenze tra i membri dell’IPEF rendono probabile che alcuni paesi sceglieranno di non aderire a tutti e quattro i pilastri, limitando l’efficacia complessiva del quadro, che costituirà comunque una cornice flessibile per il possibile ampliamento di rapporti futuri.
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