Proteste e scioperi per l’aumento dei prezzi della benzina hanno indotto il governo nigeriano a calmierare artificialmente i prezzi con sussidi e imposizioni e a promettere di mantenere tali imposizioni fino a maggio 2023, quando si terranno le prossime elezioni. Il risultato è che la benzina è quasi sparita dal mercato. Fin dallo scorso maggio le code per la benzina hanno bloccato il traffico nelle principali città nigeriane. Non sono invece calmierati i prezzi del gas e del diesel, che sono triplicati in pochi mesi.
Benché abbia grandi giacimenti di petrolio, la Nigeria ha scarsa capacità di raffinazione, perciò importa il 75% dei prodotti raffinati. Ha anche scarsa capacità di immagazzinamento delle scorte, perciò ha sempre scorte modeste. Le linee aeree nigeriane hanno quasi interrotto i voli quando il prezzo del carburante è spassato in pochi giorni da 0.46 a 1.69 dollari al litro, a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina.
È in costruzione una grande raffineria a Lekki, ma se tutto va bene inizierà a operare nel tardo 2023.
La Nigerian National Petroleum Company (NNPC) rassicura ufficialmente i Nigeriani di aver scorte sufficienti, ma i distributori sono quasi sempre chiusi. I trasporti di cibo e di altri beni avvengono a singhiozzo e si temono grandi proteste e violenze diffuse in tutto il paese.
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