“Guerra mondiale scalare” è la definizione che l’analista Jacek Bartosiak dà dell’attuale situazione globale in un articolo del 17 agosto 2022 per GPF.
Secondo Bartosiak la visita a Taiwan della presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi segna l’inizio di una nuova fase nel conflitto in corso per il controllo dell’Eurasia, terreno su cui si giocano i grandi scontri della storia mondiale. Ciò che distingue questo conflitto dalle precedenti guerre mondiali è che è scalare: la presenza di armi termonucleari richiede che ciascuna parte sia molto cauta nell’alzare il livello dello scontro. Le parti per ora cercano di imporsi creando varie dipendenze in ambiti diversi sia agli amici sia ai nemici, in una realtà globalizzata in cui tutti i giochi sono contemporanei e veloci. Ma la realtà verrà comunque violentemente spaccata davanti ai nostri occhi.
È in corso un processo di forte e violenta deglobalizzazione – la rottura, per ragioni geopolitiche, delle connessioni finanziarie, commerciali, informative, tecnologiche e culturali che sono state il frutto della Pax Americana negli ultimi 30 anni. Le grandi potenze non si trovano d’accordo sui principi che definiscono come funziona il mondo. Cina, Stati Uniti e Russia ritengono che l’ordine globale esistente non sia più consono ai loro interessi. Soltanto l’Europa vuole ancora che tutto resti uguale, pensando ingenuamente che le “vecchie” vie torneranno. Completamente impreparata al ritorno della geopolitica, l’Europa è sul punto di diventare l’oggetto del gioco delle tre potenze suddette: lo spazio in cui si svolgono scontri e guerre, non l’attore protagonista con ambizioni e iniziative strategiche proprie.
Ci aspettano tempi pericolosi. Il conflitto sarà una costante in molti settori: commercio, tecnologia, finanza, materie prime, mercati valutari, dati e internet e infrastrutture. Ci saranno rapimenti e omicidi, guerra dell’informazione, combattimenti per oceani e terre, combattimenti nello spazio per controllare i nodi di comunicazione. Ci saranno guerre per procura, colpi di stato, rivoluzioni e crolli di governo, probabilmente ci sarà anche uno scontro diretto tra Cina e Stati Uniti nel Pacifico occidentale, e una guerra in Europa che coinvolgerà alcuni paesi della NATO e la Russia.
L’obiettivo principale di questo conflitto globale sarà il controllo dei flussi di risorse strategiche per minare la stabilità e la coesione interna dell’avversario. Ne sono esempi il divieto di vendita alla Cina dei microprocessori di Taiwan indispensabili all’economia moderna e, in risposta, il divieto cinese delle esportazioni a Taiwan dei silici necessari alla loro produzione; o i divieti di investimento in Cina e, in risposta, l’espropriazione degli impianti in Cina delle grandi società statunitensi.
Ci saranno sanzioni, blocchi, embarghi sul commercio e sulle materie prime, manipolazione dei sistemi di trasmissione dell’energia, attacchi alle infrastrutture e dimostrazioni militari volte a sconvolgere l’economia del nemico. Ne sono esempi il blocco marittimo e aereo di Taiwan nel corso delle esercitazioni mare-aria condotte dalla Cina, o il divieto dei voli russi sulla Lituania e sulla Polonia, che Mosca un giorno infrangerà per mettere alla prova la capacità dell’Europa di controllare il proprio spazio aereo.
Una guerra attiva tra Stati Uniti e Cina nel Pacifico occidentale diventa molto probabile, date le inconciliabili differenze strutturali degli interessi delle due potenze. C’è già uno squilibrio critico nel sistema globale che sarà difficile correggere nel prossimo futuro senza ricorrere alla forza.
Fortunatamente l’esistenza di armi termonucleari riduce la volontà di ciascuna parte di aumentare il conflitto senza riflettere. Questo rende lunga e scalare la prossima guerra mondiale, di fatto già avviata. Nelle guerre sistemiche del passato, come le guerre napoleoniche o le due guerre mondiali del XX secolo, l’attaccante mirava a utilizzare subito il massimo della forza per sconfiggere rapidamente il nemico, raggiungerne i centri di potere, paralizzarli e sostituirli con propri sodali. Ma le armi nucleari strategiche cancellano l’obiettivo politico della guerra, che è la sottomissione del perdente. Un paese distrutto dalle armi nucleari non è più utile neppure al vincitore, senza contare che il loro uso potrebbe innescare ritorsioni automatiche. La prudenza nell’escalation è già evidente nei rapporti di Washington con l’Ucraina e nelle riserve degli americani sul fornire a Kiev attrezzature che potrebbero essere utilizzate per attaccare obiettivi in ??Russia, portando il conflitto a un grado più alto.
Le parti useranno molti mezzi diversi per esercitare pressioni ed eserciteranno la violenza in modi diversi e parcellizzati: distruzione di terminal di trasbordo, attacchi a terminali di gas naturale statunitensi e raffinerie russe, sequestro di decisori, distruzione di satelliti, atti di sabotaggio per interrompere il flusso di materie prime, atti terroristici. Pertanto sarà soprattutto necessario contrastare la manipolazione dei flussi strategici e la proliferazione degli attacchi all’interno. Occorre la capacità di condurre una moderna guerra a distanza, occorre uno stato e una popolazione molto coeso, capace di resilienza a lungo termine.
La guerra scalare è già iniziata. Sta già cambiando il sistema globale. Come nell’ultima guerra mondiale, emergeranno nuovi metodi e tecnologie. L’innovazione accelera sempre durante la guerra. In questa guerra l’automazione e la robotica si svilupperanno sicuramente. L’intelligenza artificiale sviluppata per la guerra cambierà anche le nostre vite quotidiane in modo irriconoscibile.
Ma l’Europa rifiuta ancora di accettare che la guerra è già in corso. Per i paesi dell’Europa centrale e orientale questo significa correre il rischio di rimanere ad affrontare la Russia con l’unica protezione esterna proveniente da altri paesi Europei molto riluttanti e privi di capacità militari significative, a parte la Gran Bretagna. La Russia vuole diventare arbitro delle sorti europee e lo farà spingendo gli Americani fuori dall’Europa e indebolendo la coesione dell’Europa, per poi sottometterne vaste parti.
Il mondo è diventato più complesso ma non per questo meno letale.
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