Questo è il titolo della risposta di George Friedman a Bartosiak, su Geopolitical Futures del 23 agosto 2022. La traduciamo sommariamente qui sotto.
La scorsa settimana il mio amico e collega Jacek Bartosiak ha scritto un pezzo per GPF intitolato "The Scalable World War Ahead", in cui ha avvertito che il mondo sta scendendo nell’abisso di una guerra quasi globale. L’argomento più importante che ha proposto è che c’è una nuova dinamica nel mondo per cui le guerre cresceranno come un cancro, con cellule che si divideranno fino a quando il mondo non sarà consumato.
Non sono d’accordo con quella che chiamerò la teoria della guerra come metastasi, né in generale, né applicata al nostro tempo particolare. Le guerre nascono tra stati-nazione, sorgono dagli interessi particolari di ogni stato-nazione. In generale le guerre hanno origine dalla paura o dall’avidità.
La nazione A calcola che il pericolo costituito dalla nazione B sia meglio affrontato con un’azione preventiva. Ciò avviene in particolare quando A teme ciò che B potrà diventare e rischia la guerra partendo dal presupposto che così impedirà la sua ascesa. La paura può riguardare sia il potere non ancora sfruttato dell’avversario, sia la sua possibilità di trovare alleati.
La guerra può anche nascere dall’avidità, o dal desiderio di acquisire qualchecosa di valore strategico da un’altra nazione – se i calcoli assegnano probabilità di successo alla nazione che inizia la guerra.
La parte che decide di entrare in guerra tende a evitarne l’espansione, o per lo meno ad attendere l’esito del primo attacco prima di espanderli e aumentare le possibilità di fallimento. Il paese in difesa invece cerca alleati. Ma il costo delle alleanze è abitualmente alto e il desiderio di intervenire esiste solo in circostanze particolari. Guerre a cascata sono quindi possibili, ma non probabili. La maggior parte delle guerre sono autolimitanti.
In retrospettiva, la Seconda guerra mondiale può sembrare una guerra a cascata, ma in senso molto limitato. Ci furono due guerre separate, una nel Pacifico e una in Europa. La prima non è mai andata a cascata. La guerra in Europa fu in realtà due guerre, che coinvolsero entrambe la Germania. Una vedeva la Germania contro l’alleanza anglo-francese, l’altra contro i Sovietici. Ma né la guerra del Pacifico né quella europea provocarono metastasi.
La Guerra fredda contrapponeva la NATO al Patto di Varsavia e aveva un sapore decisamente nucleare. Non si è mai trasformata in guerra su suolo europeo perché le armi nucleari avevano aumentato enormemente i costi potenziali. La guerra si è diffusa in parti dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, ma non si è mai trattato di conflitti critici per le due grandi potenze.
Uno dei limiti della guerra fra grandi potenze sono le armi nucleari. Una guerra tra Cina e Stati Uniti sarebbe possibile solo se una parte fosse sicura di poter neutralizzare le armi dell’altra. In assenza di ciò, vincere la guerra scatenerebbe il peggior pericolo. In extremis la nazione potrebbe scegliere l’opzione nucleare. Il potenziale vincitore deve considerare possibile una risposta nucleare e valutare se i rischi valgono il premio. Nei limiti della guerra a cascata rientra anche la risposta nucleare tattica. La nozione di armi nucleari tattiche crea l’illusione dell’utilità, ma le armi nucleari tattiche hanno una frazione della letalità di quelle usate a Hiroshima. Non sono di maggiore utilità rispetto alle armi convenzionali, né sufficientemente devastanti da rendere inabitabile una grande città.
La guerra tra potenze nucleari è possibile se almeno una delle parti agisce facendo combattere la battaglia da terzi. Il Vietnam è un classico esempio. Il Vietnam del Nord e gli Stati Uniti si sono scontrati tra di loro, la Cina e l’Unione Sovietica hanno fornito supporto logistico. Gli Stati Uniti non hanno mai considerato l’uso di armi nucleari nello scontro. Né lo ha fatto Israele nel 1973, quando fu attaccato dall’Egitto. La crisi dei missili cubani non si è mai avvicinata allo scambio nucleare, come mostra il rilascio di documenti e nastri da entrambe le parti. In Ucraina la Russia ha minacciato un attacco nucleare. Tuttavia, come in Vietnam, una parte sta conducendo una guerra diretta, mentre l’altra agisce per procura. Non è abbastanza significativa per rischiare uno scambio nucleare.
La situazione tra Cina e Stati Uniti è altrettanto limitata. Nessuna delle due nazioni ha interessi in gioco che valgano uno scambio nucleare, nessuna delle parti sa che cosa potrebbe fare l’altra davanti a un estremo rischio di sconfitta. Abbiamo assistito a infinite manovre e a molta retorica da entrambe le parti, ma al momento le incertezze legate al rischio di una guerra convenzionale permangono. Nessuna delle parti è abbastanza sicura della sua posizione nell’iniziare il combattimento, nessuna delle due sa se le armi nucleari potrebbero essere utilizzate. L’incertezza non è la base per rischiare l’annientamento nazionale.
Dal mio punto di vista, in Ucraina vediamo la classica incertezza di entrambe le parti man mano che la guerra procede. Nel Pacifico occidentale assistiamo da anni allo sferragliare di sciabole, ma con ben poca azione. La Cina è alle prese con una crisi finanziaria che non può risolvere coinvolgendo in guerra il suo maggior cliente e investitore. Né gli Stati Uniti hanno alcun desiderio di cambiare lo status quo.
Ci sono, secondo me, troppi ostacoli a una guerra a cascata. La guerra più simile a una cascata è stata la Seconda guerra mondiale, ma anche allora i partecipanti non si moltiplicarono dopo l’inizio delle ostilità. Durante la Guerra fredda il centro non è mai stato destabilizzato, nonostante le scaramucce in periferia. Guerre in cascata possono verificarsi, ma nel corso di molti decenni e con molti accordi politici intermedi. Ci saranno sempre guerre, alcune saranno terribili. Ma ci sono troppi interruttori per consentire una grande guerra a cascata.
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