Il 28 settembre l’Assemblea nazionale sudafricana ha approvato un disegno di legge sull’espropriazione forzosa delle terre, nonostante forti opposizioni. La politica sudafricana è tradizionalmente afflitta da divisioni profonde sulla re-distribuzione e sull’espropriazione delle terre.
La “clausola sulla proprietà” della Costituzione sudafricana stabilisce che persone o comunità espropriate a seguito della legge del 19 giugno 1913 o di pratiche discriminatorie razziali ha diritto alla restituzione o all’equo compenso. Il Natives Land Act del 1913 limitava l’acquisto o l’utilizzo di terreni da parte dei neri e facilitava il loro trasferimento di massa nelle aree tribali e nelle periferie urbane. Tali leggi non sono più in vigore, eppure il 72% dei terreni di proprietà privata appartiene ancora a cittadini sudafricani bianchi, che costituiscono solo il 9,6% della popolazione totale del paese.
Il Sudafrica ha lottato a lungo per attuare progetti di riforma agraria. I terreni agricoli sono sottoutilizzati per mancanza di investimenti e di infrastrutture e perché il paese ha un accesso molto limitato ai mercati agricoli globali. La maggioranza degli agricoltori ha difficoltà a pagare l’affitto delle terre, il costo dell’acqua e dell’energia.
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