Moldavia divisa

04/12/2022

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In un discorso al parlamento rumeno del primo novembre la presidente moldava Maia Sandu si è impegnata a mantenere il corso filo-occidentale del suo paese e il sostegno all'Ucraina, nonostante quello che ha definito un ricatto energetico e politico senza precedenti da parte della Russia. Sandu ha affermato che “la Moldavia sceglie di essere libera e di continuare il suo percorso europeo indipendentemente dalle circostanze" perché "siamo disposti a pagare il prezzo della nostra libertà". Ma la Moldavia deve affrontare difficoltà di grande portata. 

L'inflazione su base annua è vicina al 35%. Molti Moldavi spendono fino al 75% del loro reddito familiare per pagare le bollette, che sono aumentate di dieci volte rispetto allo scorso anno. La crisi energetica è peggiorata in modo significativo il primo novembre, quando la regione separatista filo-russa della Transnistria ha smesso di fornire elettricità al resto della Moldavia, provocando diffusi blackout.

Il peggioramento delle condizioni di vita in Moldavia alimenterà il movimento di protesta filo-russo nel paese, che è molto forte e chiede da mesi le dimissioni di Sandu ed elezioni anticipate per garantire la continuità delle forniture di energia dalla Russia. Il movimento è guidato da Ilan Shor, oligarca moldavo che ora vive in Israele ed è il leader dell’omonimo partito populista Shor. Il 26 ottobre gli USA hanno sanzionato 12 enti e nove persone legate a Shor.

Igor Dodon, ex presidente filo-russo della Moldavia e leader del Partito socialista, è stato rilasciato dagli arresti domiciliari il 19 novembre, dopo che la Corte suprema di giustizia ha respinto la richiesta del procuratore anticorruzione di prorogare la sua detenzione, ed ha ripreso a organizzare manifestazioni filo-russe.

Molti Moldavi preferiscono lasciare il paese, riversandosi soprattutto in Romania. Quasi 650000 Moldavi, quasi un quarto della popolazione, hanno già passaporti rumeni.

Il governo filo-occidentale è in bilico. 

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