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Il paese più preoccupato della situazione afgana è il Tagikistan, perché nelle regioni lungo i suoi confini si intensifica l’attività dello Stato Islamico in Afghanistan (ISKP) e quella repressiva del governo talebano.
Il governo del Tagikistan ha un atteggiamento conflittuale nei confronti del governo afghano, mentre Uzbekistan e Turkmenistan mantengono rapporti di collaborazione, perché pensano che i Talebani, jihadisti nazionalisti decisi a creare un emirato limitato all'Afghanistan, siano un naturale contrappeso alle ambizioni transnazionali dello Stato Islamico. Il Tagikistan condivide il timore dell’ISKP, ma considera i Talebani un pericolo più immediato.
L'influenza delle minoranze pashtun dell'Afghanistan in Pakistan è storica ed è nota a tutti. Il Pakistan condivide un confine di 2.640 chilometri con l'Afghanistan e l'etnia pashtun costituisce circa il 42% di tutti gli Afghani e il 18% di tutti i Pakistani. La maggior parte dei Pashtun vive su entrambi i lati del confine. Non è invece noto che anche sul versante tagiko c’è una situazione analoga. I Tagiki sono la seconda etnia dell'Afghanistan (27%) e la maggior parte di loro vive nelle regioni settentrionali, al confine con il Tagikistan, dove rappresentano l'84% della popolazione. La lingua tagica è una variante del dari, che lega insieme le etnie afghane.
Il Tagikistan dichiarò l'indipendenza a settembre 1991, dopo il crollo dell’URSS. Mentre gruppi di ribelli islamici Afghani cercavano di rovesciare il regime comunista a Kabul. Una delle fazioni afghane più potenti era Jamiat-e-Islami, gruppo islamista di etnia tagika guidato dall'ex presidente afgano Rabbani e dall'ex comandante militare e ministro della Difesa Ahmad Shah Massoud. Questo gruppo ebbe un impatto significativo sulla politica interna del Tagikistan e sulle relazioni del paese con l'Afghanistan. Entro tre settimane dal crollo del regime comunista afghano nell'aprile 1992, il Tagikistan precipitò in una guerra civile che infuriò per cinque anni. Si ebbero così due conflitti simultanei. In Afghanistan fazioni incapaci di raggiungere un accordo per la condivisione del potere presero a combattersi a vicenda in una caotica guerra intra-islamista dalla quale alla fine i Talebani uscirono vittoriosi. In Tagikistan le proteste contro il nuovo stato indipendente dominato dalle ex élite sovietiche si trasformarono rapidamente in una guerra civile su vasta scala. L'opposizione era composta da fazioni islamiste provenienti in gran parte dalle regioni montuose del centro e del sud-est, mentre le fazioni filogovernative vivevano nella pianura del nord e di sudovest. Il Tagikistan meridionale e l'Afghanistan settentrionale divennero uno spazio di battaglia contiguo. Storicamente, queste due regioni costituivano una regione unica, il Badakhshan. Jamiat-e-Islami in Afghanistan offrì rifugio, armi, rifornimenti e addestramento all'opposizione tagika.
Nel 1994 in Afghanistan apparvero sulla scena i Talebani, che in due anni rovesciarono il governo guidato da Jamiat-e-Islami. Nel frattempo in Tagikistan il governo, guidato dalla stessa fazione ancora in carica oggi, iniziava la guerra contro l’opposizione. L’indebolimento di Jamiat-e-Islami per le gravi sconfitte sul fronte afghano permise al governo tagiko di contenere i ribelli islamisti nelle aree montane e quindi lentamente prevalere.
L’invasione americana dopo l’attentato dell’11 settembre isolò l’Afghanistan e mise in difficoltà i Talebani. Il pilastro dell'opposizione ai Talebani fu l'etnia tagika del nord, che trovava nelle retrovie tagike rinforzi e sostegno. I Talebani perciò iniziarono a espandere la loro insurrezione e la loro influenza politica al nord, approfittando dell'insoddisfazione pubblica per i signori della guerra, la faziosità e la corruzione emerse tra la vecchia élite tagika afghana durante l’occupazione americana. Quando i Talebani si impossessarono di Kabul nell'estate del 2021, avevano già preso possesso della maggior parte del nord, dopo aver esautorato e sconfitto l’élite tagika.
La posizione dei Talebani nei confronti del Tagikistan è simile a quella nei confronti del Pakistan. Non prendono iniziative contro i vicini, ma le dinamiche transfrontaliere sono tali che i Talebani usano le etnie a cavallo dei confini per costituire zone cuscinetto a protezione del loro regime, esautorando di fatto l’autorità dei governi dei paesi confinanti.
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