Marco Reis, non ti dimentichiamo

10/12/2021

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Marco Reis è stato un instancabile divulgatore e un vero combattente contro la malainformazione, oggi correntemente riassunta nel termine fake news, anche se le fake news sono soltanto uno degli strumenti della malainformazione. Anche le informazioni fattualmente ‘vere’ vengono manipolate a fine di malainformazione – anzi, soprattutto quelle: esagerandole, eliminandone le articolazioni razionali, tagliando loro la testa e la coda, abbellendole o imbruttendole. Malainformazione (in calce alcune pagine) è il nome del sito che Marco aveva creato, dopo un primo ‘Osservatorio sull’informazione’

Quando lo incontrai per la prima volta era andato da poco in pensione. Aveva trascorso una vita come reporter per l’Unità, sentiva l’urgenza di agire nella società, soprattutto nelle scuole, per smascherare la manipolazione dell’informazione a scopo di potere. Gli interessavano soprattutto quelle manipolazioni che alimentano paure e pregiudizi e permettono la rapida costituzione di sette politiche o religiose, terroristiche o ambientaliste. Nell’informazione su Israele vedeva mille distorsioni e continua manipolazione da parte di quasi tutti i partiti e di quasi tutti i giornali, pur non essendo personalmente né ebreo né amico di Israele, paese che non conosceva. La chiamava operazione ‘Pallywood’. In calce trovate un suo power point su di un esempio macroscopico.

(immagine 2) Lo aiutai per anni a tenere seminari nelle scuole e nei congressi di alcune associazioni. Poi Ugo Volli, allora docente di semiologia all’Università di Torino, gli affidò un laboratorio all’interno del suo corso, che Marco ripeté per anni. Lì all’università lo vidi l’ultima volta: molto malato, si reggeva appena in piedi, accompagnato dalla moglie, ma volle tenere la sua ultima lezione anche quell’anno. Poi sarebbe andato all’ospedale per l’ennesimo ciclo di cure. Entrò in ospedale dopo la lezione – e vi morì. Coraggioso, cordiale, ottimista, informale, è stato una delle persone più stimabili che abbia conosciuto nella mia lunga vita.

Lo abbiamo ricordato durante la pandemia, in sede. Ricordiamolo spesso: abbiamo ancora bisogno del suo stimolo, della sua lucida eppur appassionata intelligenza. 

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