Le competenze necessarie per sviluppare una società moderna ed economicamente produttiva sono necessarie anche per una difesa militare efficiente. In Arabia Saudita mancano. Il tribalismo e l'ossessione dei reali sauditi per la sopravvivenza del regime hanno precluso lo sviluppo di un'economia solida e di forze armate competenti. Questo spiega l’ormai evidente fallimento della Vision 2030, proposta dal principe ereditario Mohammed bin Salman (MBS) nel 2015 per la transizione dell'Arabia Saudita a un'economia moderna e multisettoriale.
La debolezza militare dell'Arabia Saudita è evidente nel fallimento del suo intervento in Yemen, protrattosi dal 2015 a oggi. I Sauditi hanno ripetutamente richiesto aiuto militare e logistico agli Stati Uniti, benché forti di un numeroso esercito mercenario, equipaggiato con gli armamenti più sofisticati. Non hanno mai conseguito una vittoria e hanno reagito con bombardamenti ferocemente distruttivi, senza ottenere il controllo politico dello Yemen, che era il loro obbiettivo. Gli analisti si sono chiesti perché Riyad continui a investire in armi se i suoi militari non sanno difendere il Paese. Il bilancio della difesa saudita per il 2023 ammonta a 69 miliardi di dollari, più della spesa militare di tutti gli altri paesi arabi messi insieme, più del Giappone e della Germania. L'esercito saudita acquista armi, paga stipendi e costruisce infrastrutture tecnologicamente avanzate, ma non riesce ad addestrare e controllare le forze umane. Le capacità di combattimento dell'esercito sono quasi inesistenti. Le forze d'élite hanno subito diserzione di massa. Le truppe si sono rifiutate di prestare servizio al confine meridionale. L'esercito non controlla il personale né lo porta alla corte marziale se diserta, ma lo affida ai rappresentanti delle tribù.
Il tasso di crescita annuale dell'economia saudita tra il 2003 e il 2013 è stato al massimo dello 0,8%, nonostante il governo abbia speso migliaia di miliardi di dollari in nove piani quinquennali per lo sviluppo economico tra il 1970 e il 2014. La realizzazione del piano Vision 2030 richiede un'abbondanza di manodopera qualificata, ma i giovani sauditi si sono rifiutati di partecipare a lavori produttivi che richiedono una formazione frequente. Si aspettano di vivere una vita di lusso, facendo lavorare per conto loro gli stranieri. La burocrazia rigida e lenta dell'Arabia Saudita, oltre alla sua debole infrastruttura high-tech e alla dipendenza dai lavoratori stranieri, scoraggia gli investitori stranieri. La megalopoli NEOM nel deserto settentrionale del regno costerà 500 miliardi di dollari, ma probabilmente non attirerà abbastanza investitori.
Garantire il successo di Vision 2030 richiederebbe riforme opposte all’approccio del principe ereditario, contrario a ogni forma di libera espressione. Ha persino cercato di unificare i sermoni del venerdì nelle moschee di tutto il regno, per poterli controllare. La transizione verso uno stato produttivo richiederebbe un'economia della conoscenza e l'abbandono del sistema sociale tribale su cui si regge la casa regnante.
I piani quinquennali di sviluppo dell’Arabia Saudita hanno costantemente difeso i valori medievali del paese, basati sull'obbedienza e sulla lealtà indiscussa al re. I valori sociali moderni potrebbero ispirare il pensiero indipendente, le richieste di partecipazione politica. Il governo ha anche fatto poco per frenare il trionfo del tribalismo nell'esercito, nella burocrazia e nella vita pubblica. MBS ha compiuto passi limitati per la liberalizzazione dei costumi, come consentire concerti e altre forme di intrattenimento e di svago, ma non per sviluppare capacità di lavoro e senso di responsabilità politica e sociale.
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