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Il progetto di un corridoio energetico e commerciale transcaspico ha da tempo suscitato l'interesse di molte nazioni e la guerra in Ucraina lo ha reso urgente per alcune. Le ragioni per cui non è mai stato realizzato sono ovvie: traghettare idrocarburi e altre merci dall'Asia Centrale lungo una rotta che aggira il territorio russo è un'enorme impresa logistica. Ma l'ostacolo più grande è geopolitico: le nazioni dell'Asia Centrale e del Caucaso meridionale dovranno gestire la litania di problemi che li affliggono perché il progetto possa decollare. Ma qualcosa si muove. Il 10 aprile 2023 i presidenti del Kazakistan e dell'Azerbaigian hanno chiesto congiuntamente un aumento delle esportazioni di petrolio attraverso l'Azerbaigian. La società statale kazaka KazMunayGas ha iniziato a spedire petrolio dal giacimento di Kashagan, nel Mar Caspio, al terminale azero di Sangachal per la successiva distribuzione attraverso l'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan.
Il corridoio transcaspico dovrebbe prima o poi includere anche Turkmenistan e Uzbekistan, che dispongono di ingenti riserve di gas naturale. Per ora il Kazakistan e l'Azerbaigian sono i pezzi essenziali della rete transregionale di trasporto di energia. Entrambi cercano di sfruttare i conflitti regionali per rafforzare il loro ruolo e il loro territorio.
Alla fine del 2020 l'Azerbaigian ha riconquistato il territorio che aveva perso contro l'Armenia nella prima guerra del Nagorno-Karabakh negli anni '90. Col sostegno militare e di intelligence della Turchia e approfittando della preoccupazione della Russia in Ucraina, ha tentato una mossa azzardata. Gli è andata bene: la Russia è arrivata in ritardo, ha mediato un cessate il fuoco e ha così ribaltato l'equilibrio di potere regionale – che la Russia aveva mantenuto per decenni – a favore dell'Azerbaigian. Quando la Russia ha invaso l'Ucraina, l'Azerbaigian aveva già spazio di manovra nella regione. La piena sintonia fra Azerbaigian e Turchia potrebbe fornire a quest’ultima l’accesso alle risorse energetiche della regione transcaspica, avvicinandola all’obbiettivo di diventare un hub energetico regionale.
Una situazione simile si è verificata a est del Caspio. Un mese prima che la Russia invadesse l'Ucraina, il Kazakistan ha attraversato una grave crisi politica. Le iniziali manifestazioni pacifiche si sono rapidamente trasformate in violenza quando uomini armati hanno attaccato le strutture governative. In sole due settimane il governo è stato in grado di riportare la situazione sotto controllo con l'aiuto di una task force dell'Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva composta da circa 2500 soldati, in massima parte russi, che però hanno rapidamente lasciato il paese per le necessità della guerra in Ucraina, lasciando il pieno controllo alle forze kazake. Il Kazakistan dipende dal Caspian Pipeline Consortium (CPC) della Russia per l'esportazione di petrolio, che è una delle principali fonti di entrate del governo, ma non si è schierato a favore dei Russi nella guerra in Ucraina. Il rifiuto pubblico del Kazakistan dell'annessione del Donbass da parte di Mosca, nonché il rispetto delle sanzioni internazionali contro il Cremlino, hanno indotto la Russia a chiudere periodicamente il PCC ai Kazaki, che per questo si sono accordati con Azeri e Turchi. Le lotte della Russia in Ucraina stanno quindi cambiando i paesaggi strategici dell'Asia Centrale e del Caucaso meridionale.
Diverse questioni geopolitiche influenzeranno le possibilità ed i tempi di sviluppo del corridoio. La Russia non può permettere che il progetto insidi il suo monopolio delle rotte commerciali eurasiatiche. La sua insistenza per creare un'unione del gas naturale con il Kazakistan e l'Uzbekistan è un modo per limitare l’autonomia delle nazioni dell’Asia Centrale.
Nel frattempo il Turkmenistan, situato strategicamente e ricco di energia, impiegherà tempo per abbandonare le sue politiche isolazioniste. Per l'Uzbekistan, senza sbocco sul mare, un corridoio transcaspico sarà un'opzione molto allettante.
La Turchia deve risolvere le sue questioni politiche ed economiche interne prima di poter mediare una pace duratura nel Caucaso meridionale. Poi c'è l'Iran, i cui interessi sono in linea con quelli della Russia, soprattutto nel tentativo di stabilire un corridoio nord-sud.
La Cina nel frattempo cerca di approfittare delle preoccupazioni della Russia per spingersi verso ovest in Eurasia.
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