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La popolazione dell'Africa sub-sahariana sta crescendo del 2,7% per anno, più del doppio rispetto all'Asia meridionale (1,2%) e all'America Latina (0,9%). Si prevede che il numero di persone che vivono sotto il deserto del Sahara raddoppierà nei prossimi 50 anni fino a superare i 3 miliardi. I picchi demografici saranno raggiunti dall'Africa occidentale costiera, dalla regione dei Grandi Laghi e dagli altopiani etiopi. Queste stime, ovviamente, sono soltanto proiezioni basate sugli attuali tassi di fertilità, mortalità e migrazione, che potrebbero cambiare nei prossimi decenni.
L’Africa ha un ottimo rapporto tra persone in età lavorativa e persone a carico (bimbi vecchi e malati), quindi ha un alto potenziale di crescita economica. Ma la misura in cui gli stati africani trarranno vantaggio da questa opportunità varierà notevolmente. Gli stati dovranno perseguire politiche innovative per migliorare la produzione agricola, la crescita dell'occupazione e la fornitura di servizi. La fame è già un problema in tutto il continente. Ma con una previsione di 3 miliardi di bocche da sfamare entro il 2070 la produzione agricola faticherà a tenere il passo con il boom della domanda, mentre l'urbanizzazione porterà al calo della manodopera agricola.
I progressi tecnologici rendono le popolazioni giovanili africane più connesse che mai. I giovani africani chiederanno ai loro governi stabilità economica e protezione sociale, accelerando in alcuni casi la liberalizzazione politica e in altri impennate di autoritarismo. Aumenteranno i rischi di instabilità sociale in paesi con istituzioni di governo relativamente giovani, innescando movimenti sociali, ambientali e/o politici che metteranno a dura prova l'ordine globale.
Le ideologie e gli orientamenti geopolitici degli stati africani avranno sempre maggior peso in un ordine mondiale multipolare, come è già evidente nella competizione russa, cinese e occidentale per l'influenza in Africa.
I fattori chiave perché la crescita della popolazione sia motore per il progresso politico, economico e sociale saranno:
1) l’istruzione delle ragazze. Le donne africane senza istruzione formale tendono ad avere sei o più figli, mentre le donne che hanno completato la scuola primaria tendono ad averne ‘soltanto’ quattro e chi ha terminato la scuola secondaria ne ha mediamente due. Oltre a ridurre il numero di figli per famiglia, la qualità dell'istruzione femminile è correlata al miglioramento della qualità della vita. Con meno figli, le famiglie possono investire di più nella sanità, nell'istruzione e nel risparmio. Le Nazioni Unite stimano che ci sia un ritardo di 20 anni tra i cambiamenti nell'istruzione e i cambiamenti nella fertilità, il che significa che i cambiamenti nell'istruzione delle ragazze nei prossimi cinque anni avranno un impatto diretto sui tassi di fertilità dei paesi africani negli anni '40 e '50 .
2) Innovazione in agricoltura. Nell'Africa occidentale e nella regione dei Grandi Laghi, l'insicurezza alimentare è già causa di flussi migratori destabilizzanti e rende le comunità più vulnerabili alle insurrezioni e all'estremismo. Nella sola Africa occidentale si stima che oltre 24 milioni di persone abbiano bisogno di assistenza alimentare. L’aumento di popolazione aggraverà la situazione se i governi africani non incrementeranno sia la produttività agricola (che richiede investimenti e conoscenze specifiche), sia il commercio.
3) Infrastrutture urbane e servizi. Nel 2015 il 50% degli Africani viveva in aree urbane, rispetto al 31% nel 1990. Entro il 2050, la quota salirà a oltre il 70%. L'urbanizzazione ha generalmente giovato allo sviluppo, ma le infrastrutture e i servizi faticano a tenere il passo con la popolazione in crescita, lasciando più della metà dei residenti urbani a vivere negli slum. Ken Opalo, un ricercatore della Georgetown University, chiama questo fenomeno la ''ruralizzazione delle aree urbane'', o vita di sola sussistenza in città. Lo sviluppo delle infrastrutture urbane, di servizi pubblici come lo smaltimento dei rifiuti, l'acqua e l'elettricità, sarà fondamentale per la capacità dei governi di creare posti di lavoro, attrarre investimenti e garantire stabilità politica.
4) Creazione di posti di lavoro. Alcuni accademici hanno suggerito che la soluzione alla disoccupazione e al sottosviluppo risieda nell'espansione dei settori manifatturieri dell'Africa, a imitazione del rapido sviluppo economico dell'Asia. Ma è improbabile che l'Africa sostituisca l'Asia come centro manifatturiero mondiale, data la mancanza di infrastrutture consolidate e il fatto che l'Asia ha ancora ampie riserve di manodopera, anche altamente qualificata. I governi africani saranno costretti a cercare alternative più ‘moderne’ per una popolazione politicamente sempre più attiva: una sfida difficilissima, che presuppone livelli di istruzione altissimi e sviluppo tecnologico rapidissimo.
Per ora non vi sono segni di sufficiente efficienza e di sufficiente innovazione da parte dei governi dei paesi africani. L’Europa potrebbe e dovrebbe svolgere un’opera di stimolo e di investimento, ma ha fin troppe difficoltà in proprio per riuscire a portare avanti progetti efficaci di sviluppo per l’Africa.
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