Sul City Journal del 9 maggio 2023 Mark P. Mills ha pubblicato un interessante articolo che esprime molti dubbi sull’opportunità di accelerare con sovvenzioni pubbliche la transizione ai veicoli elettrici. Non ce ne intendiamo, ma riassumiamo qui sotto il cuore dell’argomentazione di Mills, perché è bene conoscere tutte le opinioni, soprattutto se suffragate da dati.
Nessuno sa davvero quanto l'adozione diffusa di veicoli elettrici potrebbe ridurre le emissioni globali, o se potrebbe addirittura aumentarle. Questo perché l’ecosistema industriale globale è complesso, con filiere molto lunghe e sistemi di produzione diversi e non c’è una raccolta dati attendibile in tutte le parti del globo. I veicoli elettrici sono una di quelle questioni che tendono ad attrarre slogan, semplificazioni e illusioni, ma una valutazione attendibile di vantaggi e svantaggi richiede tempo e pazienza.
La produzione di batterie per i veicoli elettrici richiede una serie di processi giganteschi e assetati di energia. Per eguagliare l'energia immagazzinata in una libbra di petrolio sono necessarie 15 libbre di batteria al litio, la cui produzione comporta lo scavo di circa 7000 libbre di roccia e terra per ottenere i minerali necessari: litio, grafite, rame, nichel, alluminio, zinco, neodimio, manganese e così via. Pertanto, la fabbricazione di una tipica batteria EV da mezza tonnellata richiede l'estrazione e la lavorazione di circa 250 tonnellate di materiali. Queste cifre sono simili per tutti i sistemi di estrazione del litio. Il settore estrattivo minerario globale utilizza già il 40 percento di tutta l'energia industriale attualmente prodotta da petrolio, carbone e gas naturale. Di quanto dovrebbe aumentare la produzione di energia da fonti fossili per produrre tutti i minerali necessari a fornire le fabbriche di batterie necessarie per l'adozione diffusa di veicoli elettrici?
Le incertezze sul calcolo delle emissioni di veicoli elettrici nel mondo reale derivano da una miriade di incognite (soprattutto per l’opinione pubblica) sulle attività minerarie e di raffinazione che accadono a monte, prima dell'utilizzo in una fabbrica di batterie o di veicoli elettrici, ben prima del primo miglio percorso con un chilowattora fornito dalle batterie. Anche un'auto convenzionale ha emissioni a monte, che derivano principalmente dalla produzione di acciaio e ferro, che costituiscono l'85 per cento del suo peso. Ma la produzione di rame, nichel e alluminio utilizza come minimo tre volte più energia per libbra rispetto alla produzione di acciaio.
La produzione dei minerali usati per i veicoli elettrici è ad alta intensità energetica. La costruzione di un veicolo elettrico richiede centinaia di libbre di rame in più rispetto alla costruzione di un'auto a combustione interna. I veicoli elettrici in genere richiedono anche diverse centinaia di libbre in più di alluminio, e due terzi della produzione globale di alluminio proviene da reti alimentate a carbone in Cina, Russia e India. In generale le raffinerie in Cina, che rappresentano dal 50 all'80 % della fornitura globale di "minerali energetici", hanno emissioni 1,5 volte superiori a quelle dell'Unione Europea o degli Stati Uniti. Nell’ultimo decennio in Cile, primo fornitore mondiale di rame, l’utilizzo di energia del settore minerario è cresciuto dieci volte di più del tonnellaggio prodotto, perché I filoni più ricchi di rame sono già stati sfruttati, ora si sfruttano quelli meno ricchi.
L’analisi di dozzine di studi sulle emissioni a monte per batterie da 30 kilowatt/ora ha rivelato che le stime possono variare fino al 500% da uno studio all’altro, tante sono le incertezze sui dati. Secondo gli studi pubblicati da Volkswagen e Volvo, che tengono conto anche delle emissioni a monte, l’auto inizia a risparmiare produzione di CO2 dopo aver percorso i primi 80000 chilometri, arrivando a risparmiare dal 15% al 25 % di emissioni totali soltanto se è usata per almeno 200000 chilometri.
Ovviamente batterie migliori e più leggere si realizzeranno con certezza col passare del tempo. Migliori tecnologie minerarie porteranno a costi inferiori e a un'impronta di CO2 più leggera. Ma i progressi sono lenti, non si producono per sola forza di volontà e in tempi prestabiliti. Affrettarsi a sovvenzionare le tecnologie attuali non farà sì che i miglioramenti avvengano più celermente, ma tenderà a rallentare la ricerca di migliorie.
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