Cina: la sfida dell’integrazione interna

29/06/2023

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Secondo le statistiche della Banca Mondiale il PIL pro capite dei Cinesi nel 2021 è stato di soli $12600, contro i $69300 degli Americani. Le differenze regionali sono enormi: la provincia di Pechino ha un reddito pro capite di $28511, il Gansu ha un reddito pro capite di $6361. Le regioni dell’interno rischiano di rimanere arretrate, con gravi conseguenze sociali e politiche. È un problema di lunga data, che ha base geografica. 

Nel 1935 il demografo cinese Hu Huanyong tracciò una linea diagonale immaginaria su una mappa della Cina che andava dall'odierna Heihe (al confine con la Corea del Nord) a Tengchong al confine meridionale con il Myanmar. La sezione occidentale, a sinistra della linea, costituiva il 64% del territorio ma soltanto il 4% della popolazione della Cina. Nonostante le numerose trasformazioni e i rapidi cambiamenti degli ultimi 90 anni, questa fondamentale linea di demarcazione geografica est-ovest rimane. La stessa area oggi ospita circa il 6% della popolazione cinese. Prima di raggiungere questa area esterna, la politica cinese deve concentrare il massimo di attenzione sullo sviluppo economico delle centinaia di milioni di persone che vivono nella fascia a cavallo della linea.

A est della linea di Hu si trova la maggior parte della terra fertile e pianeggiante della Cina per la produzione alimentare; a ovest della linea di Hu il terreno è montuoso, il suolo arido e desertico. Le regioni orientali della Cina sono le più densamente popolate, ospitano i principali fiumi del paese e ricevono anche la maggior parte delle precipitazioni. Nella maggior lunga storia della Cina, le regioni occidentali sono state un guscio protettivo del ricco e fertile est, oltre alla sede delle rotte commerciali con l’Europa e l’India.

Alla fine degli anni '70, l’allora leader supremo Deng Xiaoping concettualizzò l'integrazione della Cina centrale e occidentale nel programma economico di “apertura e riforma”. Nel 1999 il capo del Partito Comunista Cinese Jiang Zemin avviò la campagna “Go West”, volta a integrare le province dell'estremo ovest nell'economia nazionale cinese. Nel 2004 la Cina ha identificato le province di Hunan, Hebei, Shanxi, Anhui, Jiangxi e Henan come obiettivi di sviluppo per la campagna '”Rise of Central China”. Tutti questi sforzi, tuttavia, hanno incontrato molte difficoltà e hanno prodotto risultati inferiori alle aspettative. 

L'interno del paese contiene però diverse enormi aree urbane che si trovano a cavallo o addirittura a est della linea Hu. Questa fascia di territorio ha una popolazione di oltre 500 milioni di persone. È una popolazione fondamentale per gli obiettivi economici della Cina e per scongiurare il possibile collasso nazionale man mano che le regioni costiere e quelle interne vedono aumentare le loro differenze.

Prevenire il separatismo etnico e il regionalismo sono i principali obiettivi della Cina. L'area occidentale o “esterna” della linea Hu è il territorio in cui le minoranze etniche della Cina sono concentrate. Circa il 92% della popolazione cinese è Han, ma il restante 8% vive quasi interamente a ovest della linea Hu. Ma anche tra il 92% di cinesi Han ci sono ancora significative peculiarità regionali, sottoculture e dialetti reciprocamente incomprensibili. Nel corso della storia cinese, queste dinamiche hanno visto periodicamente l'emergere di forti centri di potere regionali che hanno degradato l'autorità centrale e hanno portato al collasso nazionale. Dati questi precedenti, preservare l'unità è una priorità assoluta per la Cina.

La geografia della Cina la rende altamente vulnerabile al regionalismo. Il rivoluzionario comunista Mao Zedong, ad esempio, usò lo squilibrio socioeconomico interno per radunare e sobillare i contadini e infine rovesciare il governo centrale indebolito, dopo aver inutilmente tentato di vincere alla sua causa le ricche élite orientali e costiere. Il Partito Comunista Cinese oggi continua a temere di essere rovesciato allo stesso modo, perché questo squilibrio rimane più o meno come è sempre stato.

Le minoranze etniche che vivono nelle regioni terziarie della Cina (come lo Xinjiang e il Tibet) rimarranno fondamentali anche in futuro per proteggere il nucleo ricco della Cina e per ospitare infrastrutture di collegamento al resto del continente. Ma anche i centri regionali di poteri stratificati Han costituiscono un pericolo per l'unità cinese. Questo costringe il governo centrale a migliorare le condizioni economiche all'interno del paese.

L’invecchiamento della popolazione è accentuato a livello locale, soprattutto per gli alti livelli di migrazione interna. Emigrano dall'interno adulti in età lavorativa e studenti universitari, il che crea una fuga di cervelli dalle province d'origine. Per frenare tale esodo la Cina utilizza il sistema dell’hukou, per cui si ha diritto all’assistenza sanitaria e ai servizi educativi soltanto nell’area di registrazione dell’intera famiglia, non nel luogo di residenza del singolo. La politica di governo cercherà di indirizzare i lavoratori migranti in località selezionate per fasi accelerate di sviluppo, per tentar di integrare non soltanto le regioni costiere con l'interno, ma di omogeneizzare l'interno stesso.

Se la Cina sarà in grado di passare con successo da un'economia basata sulla produzione per l’export a un'economia basata sui consumi e sui servizi, a lungo termine ne beneficeranno proprio le regioni interne, lontane dalla costa.

Per decenni la Cina ha fatto affidamento su un modello economico basato sull'esportazione, che ha penalizzato l'interno per la sua distanza dalle rotte marittime. Ora la Cina cerca di passare a un modello di produzione e consumo di fascia alta e promuove l’industrializzazione delle aree rurali attraverso la Belt and Road Initiative (BRI), che fornisce le infrastrutture di base necessarie per l’attività economica, e attraverso l'iniziativa Common Prosperity, che incoraggia persone ed imprese ad alto reddito a investire nelle aree rurali. Diffondendo la ricchezza (materialmente e simbolicamente), la leadership cinese spera di guidare la crescita armonica di tutta la società. Ma il programma pilota è stato avviato nello Zhejiang, una provincia costiera con diverse grandi città – un luogo già molto ricco. Il passaggio della Cina a un'economia basata sui consumi significa che i consumatori più ricchi saranno spinti a spendere di più e così contribuire maggiormente all'economia.

Le regioni periferiche terziarie come lo Xinjiang e il Tibet, nel frattempo, continueranno a fungere da zone cuscinetto strategiche e collegamenti commerciali con l'Eurasia. Ma con popolazioni relativamente esigue considerate problematiche e un esiguo PIL pro capite, queste regioni rimarranno un rischio geopolitico costante. 

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