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Contrariamente all’opinione prevalente, ritengo che la gestione della ribellione della Wagner potrebbe rafforzare il prestigio di Putin all’interno e fra gli oligarchi e offrirgli la possibilità di trattare con l’Ucraina. In un’autocrazia senza dibattito pubblico, senza discussioni comuni sulle decisioni da prendere, senza contrapposizione fra maggioranza e opposizione (la Russia), i cambiamenti avvengono soltanto in occasione di evidenti cambiamenti di scena. E in questo cambiamento di scena Putin si è posto come razionale regista, capace di rapide decisioni che sciolgono il dramma. Personalmente ritengo che ora il Russo medio veda Putin come capo prudente e saggio, sia più incline ad addebitare il fallimento della ’operazione speciale’ in Ucraina ai capi dell’esercito e non a Putin personalmente, sia perciò più incline ad accettare che ora il ‘saggio e prudente’ Putin trovi una soluzione di compromesso anche con l’Ucraina.
Il cambiamento di scena è avvenuto per scelta di Putin e delle gerarchie militari, non di Prigozhin: era stato comunicato ai singoli uomini appartenenti alla brigata Wagner che dal primo luglio avrebbero dovuto mettersi formalmente alle dipendenze dell’esercito russo o lasciare il fronte e lasciare le armi, altrimenti sarebbero stati considerati ribelli. Il capo della Wagner, Prigozhin, ha forzato la situazione e proclamato pubblicamente la sua ribellione ai capi dell’esercito (non al governo né a Putin) per capire se Putin gli avrebbe fatto da sponda e gli avrebbe trovato una soluzione onorevole che salvaguardasse il suo ruolo passato e futuro. E Putin l’ha fatto: Prigozhin e i combattenti che gli rimangono fedeli possono andare in Bielorussia, dove avranno certamente un ruolo utile a Putin e alla guerra con l’Ucraina, mentre gli altri diventano soldati dell’esercito russo e rimangono sul fronte ucraino.
Tutto fa pensare che la soluzione fosse già stata concordata con il presidente della Bielorussia, che le mosse di Prigozhin siano state previste con largo anticipo, che il copione del nuovo scenario fosse già stato imbastito nella testa di Putin.
A me pare che l’immagine di Putin come statista esca rafforzata agli occhi dell’uomo della strada in Russia, che le colpe dell’insuccesso militare siano fatte ricadere interamente sul capi dell’esercito (che i capi dell’esercito siano incapaci lo grida pubblicamente Prigozhin da oltre un mese sui mezzi di informazione), che perciò lo scenario della guerra con l’Ucraina sia cambiato: ora Prigozhin potrà attaccare dal territorio della Bielorussia come il ‘cavallo pazzo’ che è, senza compromettere il governo bielorusso, Putin potrà discutere di un cessate il fuoco con gran sollievo di tutti, e apparire ‘salvatore della patria’.
Le prossime settimane o mesi diranno se la mia interpretazione è del tutto campata in aria o se davvero inizio a capire (almeno un po’) la grande politica.
Laura Camis de Fonseca
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