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Violenti disordini sono scoppiati in Francia a fine giugno 2023, dopo che un poliziotto ha ucciso un giovane di origine algerina che non si era fermato all’alt, nel sobborgo parigino di Nanterre. Nel 2005 disordini simili erano scoppiati in seguito alla morte di due giovani nordafricani, fulminati all’interno di una cabina elettrica in cui erano entrati per nascondersi alla polizia. L’allora ministro Nicolas Sarkozy aveva descritto i manifestanti come feccia, suscitando ancora più rabbia. Il governo dichiarò lo stato di emergenza per tre mesi.
Quest’anno i disordini sono stati placati in pochi giorni, però decine di negozi e ristoranti sono andati distrutti, molti edifici pubblici sono stati vandalizzati, 150 stazioni di polizia sono state assaltate, migliaia di veicoli sono stati incendiati, centinaia di agenti delle forze dell'ordine sono stati feriti, migliaia di manifestanti sono stati arresti.
Il ripetersi di proteste violente guidate da persone di origine nordafricana indica uno scisma fondamentale tra la società francese e la comunità di immigrati dal Nordafrica, costituita da oltre 5 milioni di persone provenienti dalle ex colonie francesi.
La Francia ha vissuto più ondate di migrazione di massa dal 1945. La manodopera immigrata era necessaria per le miniere, l'industria automobilistica, i lavori pubblici e altre industrie inquinanti o ad alto rischio. Dopo il 1974 i programmi di ricongiungimento familiare hanno moltiplicato il numero degli immigrati e originato una grande crisi di alloggi residenziali. Poi la disoccupazione ha iniziato a crescere. La chiusura delle miniere e i licenziamenti dell'industria automobilistica hanno messo a dura prova la comunità di immigrati nordafricani. L'introduzione da parte del governo di tasse più elevate ha spinto molti francesi a trasferirsi fuori dalle città, determinando il cambiamento demografico delle periferie francesi, che hanno perso la loro vecchia configurazione multiculturale e sono diventate ghetti per immigrati.
In molti casi la polizia francese ha mostrato atteggiamenti razzisti. Gli esperti affermano che non ha risorse sufficienti ed è scarsamente addestrata.
A giugno ‘23 li scontri si sono estesi a circa 100 città in tutta la Francia. Il governo ha dispiegato 45000 forze di sicurezza. Gli accusati di violenza e vandalismo sono quasi soltanto giovani uomini, spesso ancora minorenni, che giustificano le loro azioni come risposta all'ingiustizia sociale.
Il presidente francese Emmanuel Macron e il suo governo hanno cercato di disinnescare rapidamente le tensioni. I partiti di destra e i sindacati di polizia hanno addirittura accusato Macron di aver tradito le forze di polizia e hanno dichiarato che la Francia è in guerra con "orde di parassiti".
Nonostante le ampie politiche di integrazione introdotte in Francia dopo il 2005, la povertà, la criminalità, la discriminazione e lo scarso rendimento scolastico pervadono ancora le comunità di immigrati. La campagna di raccolta fondi a favore della famiglia del poliziotto assassino ha avuto enorme successo fra i cittadini francesi, quella a favore della famiglia della vittima no. Una parte considerevole della società francese è prevenuta nei confronti di coloro che vivono nelle periferie povere della Francia, considerandoli ignoranti e tossicodipendenti.
Gli immigrati nordafricani, in particolare quelli poveri e non istruiti, non si identificano con l'ideologia repubblicana della Francia, che si basa sul senso di appartenenza nazionale e sui valori universali di libertà, uguaglianza e fraternità. Tanto meno capiscono e accettano la laicità delle istituzioni, che rifiuta l’esposizione in pubblico di qualunque simbolo religioso. In parte a causa della sua riluttanza ad adottare i valori francesi, questa comunità è diventata vulnerabile alla discriminazione razziale, che ha esacerbato le barriere e ha favorito la formazione di un'identità nazionale, culturale e religiosa alternativa e parallela. È un problema su cui tutte le società europee dovrebbero riflettere.
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