Gli Houthi dello Yemen e l’accerchiamento dell’Arabia Saudita da parte dell’Iran

31/12/2023

A dicembre 2023 il movimento Houthi, sostenuto dall’Iran, che oggi controlla la maggior parte dello Yemen nordoccidentale, ha preso di mira almeno 12 navi mercantili e una nave della marina americana con missili balistici e droni. Gli attacchi hanno indotto molte compagnie di navigazione e il gigante petrolifero BP a fermare le operazioni nel Mar Rosso.

Sebbene gli Houthi sostengano che continueranno gli attacchi finché Israele non interromperà la sua campagna militare a Gaza, l’obiettivo più immediato del gruppo è quello di utilizzare la guerra Israele-Hamas per consolidare il potere in Yemen. Alle spalle degli Houthi c’è l’Iran, che finanzia, equipaggia e addestra gli Houthi (così come Hamas a Gaza e Hezbollah in Libano) e li usa come strumento di potere sulle acque strategiche lontane dai suoi confini: il Mar Rosso e il Mediterraneo. Circa il 12% del commercio globale passa attraverso la foce del Mar Rosso, compreso il 30% del traffico globale di container. L’ascesa degli Houthi nello Yemen – soprattutto nelle aree più densamente popolate sulla costa del Mar Rosso e lungo il confine con l’Arabia Saudita – è una componente chiave della strategia iraniana volta ad accerchiare i sauditi.

Gli Houthi sono la sotto-setta zaydita dell’Islam sciita, movimento indigeno allo Yemen, con secolari radici religiose e tribali. Per questo hanno saputo acquisire il dominio militare sul loro paese. Il gruppo è uscito dalla sua roccaforte negli altopiani attorno a Saadah per opporsi al tentativo saudita di diffondere l’Islam sunnita. All’inizio degli anni 2000 già era un gruppo insurrezionale armato contro il regime del presidente dell’epoca, Ali Abdullah Saleh.

All’inizio della ‘Primavera Araba’, che portò alla cacciata di Saleh nel 2012, il movimento Houthi già conduceva attacchi oltre il confine dell’Arabia Saudita. Nel 2014 gli Houthi scatenarono l’ennesima guerra civile in tutto lo Yemen, che indusse l’Arabia saudita a intervenire a sostegno del governo centrale. Ma gli Houthi, equipaggiati con droni e missili iraniani, riuscirono a ribaltare la situazione e colpire impianti petroliferi nel cuore dell’Arabia Saudita.  Dal 2015 al 2021 una coalizione guidata dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti ha cercato di impedire che il grande porto yemenita di Hodeida sul Mar Rosso cadesse nelle mani degli Houthi, ma nel 2021 ha finito col cedere. Da allora c’è una sorta di tregua, mentre i negoziati continuano.

La guerra a Gaza ha fornito agli Houthi l’opportunità di riprendere la campagna militare per il controllo del Mar Rosso. I Sauditi sanno che l’Iran continuerà a minare la sicurezza regionale attraverso gli Houthi, così come mina la sicurezza del Mediterraneo tramite Hamas ed Hezbollah, ma vogliono evitare un conflitto aperto con l’Iran, e in questo concordano con gli Americani. Ma in quanto garante globale della libera navigazione, Washington non può permettere agli Houthi di interdire la navigazione attraverso lo stretto di Bab–el–Mandeb, che collega il Mar Rosso al Golfo di Aden. La tattica degli Houthi e dell’Iran consiste proprio nell’indurre gli Stati Uniti a condurre attacchi aerei limitati nello Yemen, provocando una forte reazione anti-americana nella popolazione.

Lo Yemen è stata la spina nel fianco di tutte le grandi potenze che hanno dominato il Medio oriente, fin da quando la penisola arabica divenne geopoliticamente significativa con l’ascesa dell’Islam nel VII secolo. Lo è stata in modo particolare per gli Ottomani, cui gli Zayditi sempre si ribellarono, rendendosi indipendenti anche per lunghi periodi. Alla caduta dell’Impero ottomano gli Zayditi ebbero il potere in Yemen fino al 1962, quando salì al potere un regime repubblicano dominato dai militari, che durò circa mezzo secolo, prima di cedere nuovamente agli Houthi.

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