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Gli attacchi Houthi, che hanno interrotto il trasporto marittimo globale, consentono a Nuova Delhi di far valere l’importanza della sua presenza navale nell’Oceano Indiano nordoccidentale, ma il fatto che dietro gli Houthi ci siano gli interessi di Teheran complica molto la situazione per l’India.
Anche gli interessi di Cina e India sono sempre più in conflitto, visto che entrambe ambiscono ad emergere come la forza egemone nel plasmare la geopolitica dell’Asia occidentale.
Fra l’11 e il 15 gennaio ci sono stati due eventi che avrebbero meritato molta più attenzione da parte dei media. Il segretario di Stato americano Antony Blinken e il suo omologo indiano, Subrahmanyam Jaishankar, hanno discusso al telefono la sicurezza marittima del Mar Rosso meridionale e del Golfo di Aden, nel contesto degli attacchi Houthi che hanno interrotto le catene di approvvigionamento globali. La telefonata è avvenuta lo stesso giorno in cui Washington e i suoi alleati hanno iniziato gli attacchi aerei alle strutture Houthi nello Yemen e un paio di giorni prima che Jaishankar visitasse Teheran.
Nell’incontro con il ministro degli Esteri iraniano Jaishankar ha anche chiesto a Teheran di persuadere gli Houthi ad arrestare gli attacchi, ma i ministri dei due paesi hanno dato grande risalto ad un possibile accordo di lungo termine sul ruolo dell'India nello sviluppo del porto iraniano di Chabahar e del più ampio canale di sviluppo industriale, logistico e commerciale Nord – Sud (si veda la mappa a lato), che collega la Russia all'Oceano Indiano attraverso l'Iran e il Golfo Persico.
Le due conversazioni sono indici di un’azione di bilanciamento sempre più difficile per l’India. In quanto potenza in ascesa con crescenti legami con Washington, Nuova Delhi deve assicurarsi che il comportamento di Teheran in Medio Oriente non la obblighi a scegliere fra l’allineamento con l’Iran – e la Russia, oppure con l’Occidente.
L’India deve diventare una potenza marittima per sviluppare velocemente l’economia e anche la propria capacità di difesa, ed è già un partner su cui gli Stati Uniti fanno affidamento per mantenere la sicurezza nel grande bacino dell’Indo-Pacifico. Ma prima che l’India possa impegnarsi a fondo sul grande oceano deve diventare la potenza dominante nella regione, superando e sedando i pericoli ai suoi confini occidentali (Pakistan) e settentrionali (Cina), che sono stati costanti dal 1950 in poi.
Il Pakistan oggi è meno aggressivo che in passato, ma negli ultimi dieci anni la Cina ha aumentato la pressione militare lungo la frontiera condivisa dell’Himalaya, proprio per impegnare le risorse dell’India nella difesa del confine nord ed impedirle di investire nello sviluppo di capacità navali nel bacino dell’Oceano Indiano.
Dotarsi di navi, aerei e armamenti è soltanto un primo passo per sviluppare la potenza di uno stato sugli oceani: l'esperienza di navigazione in acque blu è molto più importante. Il conflitto in Medio Oriente e, in particolare, gli attacchi Houthi al trasporto marittimo offrono all’India un’occasione d’oro per sviluppare questa esperienza. Non sorprende che nelle ultime settimane l’India abbia schierato navi e aerei da ricognizione nel Mar Arabico e nel Golfo di Aden ed abbia persino risposto alla richiesta di soccorso di una nave presa di mira dagli Houthi. Però l’India, in linea con la sua tradizione di politica estera indipendente, non ha aderito alla coalizione multinazionale guidata dagli Stati Uniti per proteggere le rotte internazionali, né sostiene gli attacchi aerei statunitensi contro gli Houthi. L’India cerca piuttosto di posizionarsi come fornitore indipendente di sicurezza nel Mar Arabico, in concorrenza con la Cina, che già si è accaparrata il controllo del porto pakistano di Gwadar e sta assumendo il controllo anche delle Maldive. Per riuscirci ha bisogno di accordi con l’Iran. Però deve prendere in considerazione gli interessi dell’Iran e l’ambizione iraniana di diventare a sua volta la potenza regionale dominante. L’India ha rapporti molto stretti con gli stati arabi del Golfo ricchi di energia e con Israele; corteggiare l’Iran e mantenere buoni rapporti con i paesi del Golfo, con Israele e con gli USA non le sarà affatto facile.
L’India dunque ha bisogno di uno stretto rapporto con l’Iran per gestire la sicurezza suo fianco occidentale e stabilizzare i rapporti con Pakistan e Afghanistan – per non parlare della connessione con l’Asia centrale e la massa continentale eurasiatica. Il Pakistan ostacola fisicamente l’India e l’Asia centrale, dove la Cina ha già un vantaggio geografico e una storia di sviluppo delle infrastrutture. Ciò spiega l’urgenza di avere accesso libero e sicuro al porto di Chabahar, che consente all’India di aggirare il Pakistan per stringere legami commerciali con il resto dell’Asia centrale. I piani dell’India per un impegno strategico in Eurasia sono quindi legati a una forte relazione con l’Iran, quelli per lo sviluppo della sua potenza marittima esigono invece buoni rapporti con gli Stati Uniti, i paesi arabi del Golfo, Israele e l’Europa. Senza contare che le ambizioni di egemonia dell’Iran e quelle dell’India sono a loro volta in conflitto fra di loro, perché mirano alla stessa regione e allo stesso oceano.
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