L’esercito governativo del Sudan ha evacuato diverse città importanti, comprese parti di Khartoum. L’Egitto sostiene ufficialmente il governo Sudanese, ma i ribelli, che hanno sede in Darfur, hanno il sostegno degli Emirati Arabi Uniti, che pare li riforniscano di droni e altre attrezzature attraverso il Ciad e la Libia.
L’Iran fornisce droni da combattimento alla Russia nella guerra contro l’Ucraina, agli Houthis dello Yemen e al governo dell’Etiopia, che li ha usati contro i ribelli del Tigray.
Fino al 2015 il Sudan era sotto il controllo del presidente Omar al-Bashir, grande sostenitore dei Fratelli Mussulmani, che intratteneva stretti legami con l’Iran. Arabia Saudita, Egitto ed Emirati Arabi Uniti, che invece considerano i Fratelli Mussulmani un’organizzazione terroristica, hanno sostenuto le forze ribelli che nel 2018-19 hanno conquistato il potere in Sudan e invertito le alleanze politiche regionali.
Per l'Iran la perdita dei legami con Khartoum è stata un duro colpo strategico, poiché il Sudan era il più stretto alleato di Teheran nel continente africano. Teheran utilizzava il Sudan come parte della rotta di contrabbando del Corno d’Africa e del Mar Rosso, che riforniva Hamas e la Jihad islamica a Gaza e nei Territori. Ora Teheran spera di riannodare i rapporti e di poter tornare a utilizzare i porti del Sudan sul Mar Rosso.
La debolezza economica dell’Iran limita la sua capacità di fornire aiuti economici di rilievo all’economia sudanese, che è stata sconvolta dalla guerra civile e dai conseguenti colli di bottiglia nei trasporti. Tuttavia la fornitura di droni permette al governo Sudanese di continuare la guerra, sperando di vincerla.
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